La Sicilia snodo vitale della rete veloce

Maurizio Molinari su Lastampa.it

Il commercio digitale del XXI secolo viaggia alla velocità della luce attraverso le fibre ottiche contenute in cavi sottomarini che collegano l’Estremo Oriente al Nordamerica passando per la Sicilia, con il risultato di trasformare l’isola nel tassello strategico più ambito dalle compagnie di comunicazione e più osservato dall’intelligence. Per avere idea del «grande gioco che si svolge attorno alla Sicilia» bisogna ascoltare gli addetti ai lavori. Kevin Summers, direttore del magazine «Submarine Telecoms Forum», stampato in Virginia, dice che «l’importanza della Sicilia per i cavi a fibre ottiche è simile a quella che ha per i militari perché si trova in mezzo al Mediterraneo ed è accessibile facilmente da ogni sponda».

Se fino agli Anni Ottanta i cavi sottomarini a fibre ottiche si diramavano soprattutto dal Nordamerica verso l’Europa il boom degli ultimi 20 anni dovuto alla crescita delle economie dell’Estremo Oriente ha portato a rivalutare l’importanza del Mediterraneo come area di transito fra Occidente e Oriente. Basta osservare la mappa dei due principali cavi che collegano la Cina all’Europa e quindi al Nordamerica: il Sea-Me-We 3 e 4. In un caso lo snodo siciliano è Palermo e nell’altro Mazara del Vallo. «Sono due aree che, sommate alla terza di Catania, consentono di portare velocemente i cavi dalla bassa profondità alla superficie con costi ridotti» spiega Jonathan Wright, che ha studiato a fondo la mappa dell’isola per «Interoute» la società internazionale che sta lavorano per creare un nuovo collegamento sottomarino fra la baia di St Paul a Malta e Mazara del Vallo.

Sono dozzine i cavi internazionali che passano per la Sicilia e in molti altri casi si pianifica di farlo. Con il 90 per cento dei documenti scaricati online che viaggiano attraverso i bandwidth digitali, a scapito della concorrenza dei satelliti oramai in declino, avere un «approdo in Sicilia vale oro» sottolinea Summers. Ma come fa un gigante internazionale a mettere piede nell’isola? «L’aspetto legale è il più complesso quando si gettano dei cavi sottomarini perché bisogna vedersela con il Trattato internazionale del mare e poi con le singole acque territoriali – risponde Wright – ed anche per questo la Sicilia offre una valida alternativa perché basta chiedere l’autorizzazione alla Regione e poi aspettare il via libera dal ministero dell’Ambiente». La Regione consente di portare sulla terraferma i cavi internazionali e di collegarli ad altre linee di comunicazione intereuropee attraverso appositi «punti di contatto» o «casette» – denominate «beach manhole» – considerati da Summers e Wright «assai più vantaggiose che aggirare Spagna e Francia per arrivare alla Gran Bretagna da dove poi raggiungere gli Stati Uniti».