Il blogger togato fa logout

Fulvio Milone su Lastampa.it

Fino a ieri lo hanno chiamato il «magistrato blogger». Da domani Gaetano Dragotto, procuratore generale della Corte d’Appello di Ancona, sarà solo un blogger. Ha deciso di dimettersi dopo che il Csm ha bocciato la sua conferma nell’incarico, mettendo con quella decisione la parola fine a una vicenda che si trascinava da più di un anno: la storia di un magistrato che non ha avuto paura di mettere in discussione il lavoro dei suoi colleghi spulciando fra le sentenze più assurde, e che ora dice addio alle aule dei tribunali.

La riconferma di Dragotto è stata bloccata dal plenum di Palazzo dei Marescialli con 12 no, 5 sì ed altrettante astensioni. I motivi della bocciatura non sono ancora noti, ma lui non ha dubbi: «Da fonti private mi risulta che la causa principale sia stata proprio il blog», dice. E in effetti è impossibile non mettere in collegamento la decisione del Csm con quanto è accaduto nell’ultimo anno, quando alcuni magistrati «vittime» degli strali di un anonimo blogger identificarono nel misterioso castigatore di sentenze proprio il pg Dragotto. Da tempo si maceravano nella ricerca dell’autore delle sferzanti battute con cui venivano liquidate condanne e assoluzioni incongruenti, assurde, talvolta al limite della barzelletta. Come definire diversamente quella intitolata: «Il giudice immaginifico»? Spiegava il blogger: «Per motivare una sentenza di condanna, un giudice di chiara fama usa la seguente espressione: “Va rilevato che la narrazione dei fatti fornita da Tizio (la parte offesa) trova sostanziale riscontro nelle oculari, concordi e disinteressate deposizioni testimoniali di Caio (il teste). Quando si dice occhi parlanti…”».