La legge del bavaglio

Giuseppe Davanzo su Repubblica.it

L’ascolto telefonico, ambientale, telematico da mezzo di ricerca della prova si trasforma in strumento di completamento e rafforzamento di una prova già acquisita. Un optional, per capirci. Un rosario di adempimenti, motivazioni, decisioni collegiali e nuovi carichi di lavoro diventeranno sabbia in un motore già arrugginito avvicinando la machina iustitiae al limite di saturazione che decreta l’impossibilità di celebrare il processo, un processo (appare sempre di più questo il cinico obiettivo “riformatore” del governo). Ancora. Soffocare in sessanta giorni il limite temporale degli ascolti (un’ulteriore stretta: si era parlato di tre mesi) “vanifica gli sforzi investigativi delle forze dell’ordine e degli uffici di procura”, come inutilmente ha avvertito il Consiglio superiore della magistratura.

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Ddl intercettazioni, ecco cosa prevede

Ecco l’emendamento e i suoi maggiori contenuti

Via La Stampa.it

Controllo Telefonate
Il pubblico ministero potrà chiedere di intercettare solo in presenza di «gravi indizi di colpevolezza». Basteranno i «sufficienti indizi», come previsto prima della riforma, solo in presenza di indagini su mafia e terrorismo e per i delitti non colposi per i quali è prevista la reclusione superiore ai 5 anni. Le intercettazioni richieste dal pm non potranno piu’ essere autorizzate da un solo giudice ma da un collegio di tre giudici con decreto motivato.

Limiti di tempo
La intercettazioni possono durare per un periodo massimo di trenta giorni, anche non continuativo, prorogabili di altri 15 giorni. Un’ulteriore proroga puo’ essere autorizzata «qualora siano emersi nuovi elementi». Per i delitti di mafia e criminalita’ organizzata la durata massima sale a 40 giorni, prorogabili per periodi successivi di 20 giorni entro i termini di durata massima delle indagini preliminari.

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Contro il disegno di legge Alfano sulle intercettazioni

Quella del voto alla Camera sul “d.d.l. Alfano”, e’ una brutta notizia per l’informazione, la sua autonomia, il suo valore non meramente materiale. La FIEG e la FNSI si uniscono ancora per rinnovare al Parlamento, ora in particolare al Senato, e a tutte le forze politiche l’appello ad scongiurare l’introduzione nel nostro ordinamento di limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca e di sanzioni sproporzionate a carico di giornalisti ed editori
Le previsioni del ddl approvato oggi con ricorso al voto di fiducia violano il fondamentale diritto della libertà d’informazione, garantito dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Gli editori e i giornalisti concordano sulla necessità che sia tutelata la riservatezza delle persone, soprattutto se estranee alle indagini, ma non possono accettare interventi che nulla hanno a che vedere con tale esigenza e che porterebbero ad un risultato abnorme e sproporzionato: limitare, e in taluni casi impedire del tutto, la cronaca di eventi rilevanti per la pubblica opinione, quali le indagini investigative.
Allo stesso effetto di limitazione della libertà di informazione portano le previsioni del disegno di legge che introducono anche sanzioni detentive nei confronti dei giornalisti e la responsabilità oggettiva a carico degli editori, che verrebbe ad aggiungersi in modo confuso a quella del direttore di giornale.

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Blog e intercettazioni

Via Google Italia blog

Siamo nuovamente di fronte ad un provvedimento legislativo che va ad impattare sul mezzo di comunicazione Internet, senza tenere conto della sua specificità.

Stiamo parlando del comma 28 dell’articolo 1 del disegno di legge a proposito delle “Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali”, su cui il Governo ha posto ieri la questione di fiducia.
Questa norma mira ad estendere anche ai “siti informatici” le procedure di rettifica delle informazioni ritenute non veritiere o lesive della reputazione dei soggetti coinvolti, finora applicate ai mezzi di informazione tradizionali”. In pratica un blogger amatoriale viene equiparato come responsabilità al direttore responsabile di un qualsiasi quotidiano nazionale…

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Aringhe e vodka alle 7 del mattino

Via Futura Nella rossa provincia piemontese apre il più grande negozio in Europa della democratica Ikea. L’ad di Ikea Italia, Riccardo Monti, svedese di origini italiane, presente all’inaugurazione di questa mattina ha voluto ricordare la mission aziendale: “il diritto di avere una bella casa senza spendere una fortuna”. Una partenza mattutina e tutta in tema: … Leggi tutto

In Francia spunta la tassa pro-redazioni

Via Lsdi Una ‘’tassa’’ generalizzata sulla fornitura di accessi alla rete per finanziare le redazioni. La proposta sta girando nelle stanze di Libération, come segnala Emmanuel Parody sul suo blog, ecosphere, e ipotizza una tassazione sull’ informazione (gratuita) che la rete offre e i cui ricavi andrebbero distribuiti alle varie testate a seconda del numero … Leggi tutto

Quelli che il Lingotto

Fabio Martini su Lastampa.it

Da una parte un drappello di innovatori – guidati dal prodiano Sandro Gozi, dalla veltroniana Paola Concia – ha deciso di rompere gli indugi e di lanciare il 27 giugno, dal Lingotto di Torino, una sfida a tutta la nomenclatura. Con parole dordine chiare: al Pd serve un «profondo rinnovamento», un nuovo programma, un nuovo stile, un nuovo leader. Candidata naturale del «gruppo del Lingotto» alla guida del Pd è lei, la Serracchiani, che 45 giorni fa ha partecipato ad una delle riunioni costitutive dellarea.

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La crisi dell’editoria vista nel concreto

Italia Oggi via Dagospia

Tira aria di crisi anche alla Stampa degli Agnelli. Il quotidiano diretto da Mario Calabresi si prepara infatti, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, a chiedere lo stato di crisi dal prossimo settembre. Nel frattempo, il piano dell’editore è avviare tra i giornalisti 17 pensionamenti per raggiunti limiti di età, iniziando dal prossimo autunno fino all’agosto 2011, oltre ad altri 43 prepensionamenti. Le uscite sarebbero, in tutto, 60 su 228 redattori in organico. Nelle file dei poligrafici, invece, dovrebbero essere in 76 a lasciare, tra pensionamenti e prepensionamenti.

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I primi 50 anni del primo computer italiano

Via Lastampa.it

Compie cinquant’anni quella che fu il primo computer interamente progettato e realizzato in Italia: la Cep, Calcolatrice elettronica pisana. Un mix di valvole e transistor grande come un campo da tennis e alto come un frigorifero, capace di fare 70mila addizioni al secondo grazie a una memoria di 8k (l’equivalente di un breve documento di testo), realizzata a mano con piccoli anelli di ferrite. Lavorava 24 ore su 24, divorando chilometri di nastri di carta, e per verificarne il funzionamento si doveva ricorrere a un robusto martello.

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