Sul fatto che Antonello Zappadu, il fotografo che ha cercato di smerciare le foto dei party berlusconiani, si sia comportato da vera volpe non ci piove. Tentare di vendere le foto in questione a Panorama, ammiraglia della stampa filo governativa, non depone molto a favore della intelligenza operativa. L’incedere successivo dei fatti porta dei nuovi sviluppi molto inquietanti sul modo di agire di giornalisti e direttori ai tempi del berlusconismo. Ma la rete ci dovrebbe ridare speranze: continuiamo ad essere in attesa di un editore estero che pubblichi le foto in questione. Solo per capire quali segreti militari da tutelare per la sicurezza dello stato si celino in queste 700 fotografie. (Via il Barbiere della Sera)
Insomma, che succede? Che Belpietro, grazie a un suo giornalista, viene a sapere che che Antonello Zappadu ha scattato un sacco di foto che farebbero venire l’acquolina in bocca a decine di giornali, quelli veri. Nella villa di Berlusconi girano un po’ di tette al vento e sotto le docce di villa Certosa, nulla di particolarmente pruriginoso, pare, nulla di diverso da ciò che i rotocalchi di gossip, in prima fila “Chi”, la Novella 200 del gruppo Berlusconi, pubblicano ogni settimana.
Belpietro, si legge sempre nell’esposto, decide di non acquistare le fotografie. Giusto. Non si puo’ dire che rientrino nella sua linea editoriale. Solo che poi che fa? Fa la spia.
Chiama l’avvocato Niccolò Ghedini, il quale avverte Berlusconi, e insieme decidono di mobilitare il Garante per la Privacy per impedire la diffusione delle foto. Ghedini e Berlusconi trovano perfino una lesta Procura della Repubblica di Roma che procede immantinente al sequestro senza nemmeno sapere di che si tratta. Attenzione alle date. Belpietro telefona a Ghedini il giorno 26 maggio, nel tardo pomeriggio. Lo scrive Berlusconi stesso nella sua denuncia. Diciamo un paio di giorni per l’esposto al Garante e arriviamo al 28. Il 30 le foto sono già sequestrate dalla Procura. La giustizia funziona ed è rapida come il fulmine.
Non solo il sequestro, ma perfino la tentata truffa. Per avere Zappaddu spiegato ai suoi interlocutori di Panorama che in giro ci sono altri acquirenti potenziali come il rotocalco Gente. Insomma un banale tentativo di alzare il prezzo del prodotto, un espediente di trattativa. Non succederà, lo so, ma è come se io o voi, se fossi (foste) un giornalista di successo, ricevuta un’offerta da un giornale rilanciassi sul tavolo ventilando l’offerta di un giornale concorrente. Da oggi sappiamo che questa è una truffa.
Torniamo a Belpietro. Che le foto dei gustosi party di villa Certosa siano tecnicamente una notizia, nessuno lo puo’ negare. Se sono una notizia le tette di una velina qualunque figuriamoci quelle delle gentili ospiti del presidente. E dunque abbiamo il direttore di un grande giornale, Panorama, che si precipita a mettere sull’avviso chi farà sì che questa notizia venga bloccata, soppressa, incriminata, inguattata e fatta sparire. Un direttore che non solo decide di non pubblicare nulla, e questo, ci mancherebbe, è una sua libera scelta, ma che sente l’irresistibile bisogno di mobilitare l’apparato legale del suo datore di lavoro.
Qualche giorno fa, ricorderete, a Ballarò, il direttore Belpietro si è molto alterato perchè il segretario del Partito Democratico Dario Franceschini lo ha definito “un dipendente di Berlusconi”. Belpietro ha reagito con veemenza, colpito davvero su un nervo scoperto e gridando all’etere, analogico e digitale, che lui lo stipendio lo prende dalla Mondadori (di proprietà del presidente del consiglio Berlusconi) e che dipende solo dalla sua coscienza di giornalista.
1 commento su “Chi fa la spia e chi fa il direttore”
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