La foto su Facebook, tratta da un precoce e memorabile book da modella, è sparita insieme al suo nome, al profilo, a tutto il resto. La casa di via Libertà è disabitata da alcune ore. E la voce maschile, sbrigativa, che arriva infine a sera, al cellulare dopo numerosi tentativi, spezza via ogni richiesta di chiarimento: “Dimenticate Noemi”.
Mese: Maggio 2009
La vera storia dell’SMS
Via LA Times Alone in a room in his home in Bonn, Germany, Friedhelm Hillebrand sat at his typewriter, tapping out random sentences and questions on a sheet of paper. As he went along, Hillebrand counted the number of letters, numbers, punctuation marks and spaces on the page. Each blurb ran on for a line … Leggi tutto
Ha vinto Torino (di una volta)
Alla fine non è stata la nuova Torino a conquistare l’America, ma l’antica. A vincere non è la città neogozzaniana mai stata così bella, con le mostre sul barolo e sul cioccolato, i caffè restaurati, le signorine sempre più graziose che mangiano le paste nelle confetterie.
È la sapienza tecnica della metropoli industriale aspra e sobria, squadrata come la città dell’Apocalisse, l’abilità dei capisquadra che sapevano fe’ i barbis a le musche, rifilare i baffi agli insetti, e dei geni ignoti come Dante Giacosa che disegnavano le auto più belle al mondo e nel contempo sapevano progettare un carburatore. Non la città delle Olimpiadi e del turismo e neppure quella inquietante dell’occulto (tutte frottole in verità come i torinesi sanno benissimo) e della movida notturna che ispira l’ultimo preoccupato romanzo di Culicchia: lo sballo all’ombra dei Murazzi del Po, feste, alcol e gioventù bruciata. Bensì la Torino dell’Avvocato, che ovviamente è molto cambiata ma dev’essere ancora parente di quella che Giovanni Agnelli raccontava come «una città di guarnigione, in cui i doveri vengono prima dei diritti, l’aria è fredda e la gente si sveglia presto e va a letto presto, l’antifascismo è una cosa seria, il lavoro anche e anche il profitto».
La Torino di oggi ha un clima più mite e non solo. La vita sociale è più ricca, come testimonia l’antico centro storico, il quadrilatero romano, un tempo deserto già alle sette di sera e divenuto ora una Brera torinese. L’economia si è diversificata. È cominciata l’era terziaria, se è vero che a Torino ci sono più dipendenti comunali (comprese le aziende controllate) che operai Fiat. Non si tratta ovviamente di mettere in contrapposizioni due città e due epoche. Ma forse adesso si capisce meglio che la nuova Torino è figlia di quella antica. Che le eccellenze di oggi —il design, il Politecnico, la ricerca, la comunicazione, il cinema, l’arte contemporanea, financo le Olimpiadi —non ci sarebbero state senza la grande industria, insomma senza quella Fiat con cui la borghesia torinese ha sempre avuto un rapporto ambivalente: da un lato, era spaventata dall’immigrazione e dalle trasformazioni imponenti; dall’altro, orgogliosa per ciò che la Fabbrica Italiana Automobili Torino rappresentava nel resto del Paese.
60 anni fa il disastro di Superga
Il 4 maggio 1949 il Grande Torino cadeva a Superga ed entrava nel mito come la più grande squadra italiana di sempre capitanata da Valentino Mazzola il miglior calciatore italiano di ogni tempo.
I segreti del super scanner per libri di Google
The other day my colleague Kee Malesky turned me on to an incredibly interesting article from the New Scientist website about the granting of patent 7508978. What’s so important about Patent 7508978 you ask? It’s the patent that explains how Google’s proprietary book scanning technology works.
Before Google came on the scene, book scanning was a tedious process that sometimes resulted in the death of a book. The software used to scan books, called Optical Character Recognition software or OCR for short, required each page of the book to be flat. Now anyone who’s ever opened a book knows it’s next to impossible for a book to lie flat without some sort of device. One solution to the problem was to use glass plates that individually flattened each page, but this method wasn’t very efficient. The other solution was to chop off the book’s binding, but that method destroyed the book. How was one to go about scanning a book quickly and efficiently without destroying it? It was a problem that vexed book scanners for years until Google came up with this solution
Berlusconi perde gradimento … in famiglia: Veronica ha detto divorzio
Non che i problemi della coppia Berlusconi – Lario siano particolarmente avvincenti, ma si tratta sempre del Presidente del Consiglio e di sua moglie.
La decisione l’ha presa. Verrà il tempo delle carte bollate e delle dispute legali, ma nel cuore e nella testa di Veronica Berlusconi c’è già ben chiaro che quella parola a lungo rimasta sospesa – divorzio – oggi non è più un tabù. Ha già incontrato il suo avvocato e alle amiche più fidate ha confidato la scelta. I fatti dei giorni scorsi «sono un punto di non ritorno» per il suo matrimonio e non vede «alternative alla separazione». Raggiunta al telefono, la moglie del presidente del Consiglio non smentisce e si limita a un commento telegrafico: «Sono stata costretta a questo passo, non voglio aggiungere altro».
Determinata come al solito, sa che quella del divorzio è una decisione destinata a lasciare tracce non soltanto all’interno di una famiglia, ma sull’intera scena politica. Così, a chi le ha ricordato le qualità persuasive del premier, prospettandole la possibilità di un cambiamento d’idea, ha replicato che non c’è più nulla che il Cavaliere possa dire per farla recedere, per ricomporre un’ennesima volta i rapporti salvaguardando anche soltanto formalmente l’unità.
Ecoincentivi per le biciclette: qualcuno l’ha già fatto
Ne avevamo parlato, qualcuno c’è già riuscito La notizia è di qualche giorno fa, ma gli incentivi per l’acquisto di ciclomotori (Euro 2 elettrico o termico, con obbligo di rottamazione di un ciclomotore Euro 0 o Euro 1, fino a 180 euro) e biciclette (anche a pedalata assistita, 30% del prezzo di listino fino ad … Leggi tutto
Un paese a decrescente libertà di stampa
Il rapporto di Freedomhouse retrocede l’Italia
L’Italia è l’unico Paese europeo a essere retrocesso nell’ultimo anno dalla categoria dei «Paesi con stampa libera» a quella dei Paesi dove la libertà di stampa è «parziale». La causa: la «situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati». Lo afferma in un rapporto Freedom House, un’organizzazione non-profit e indipendente fondata negli Stati Uniti nel 1941 per la difesa della democrazia e la libertà nel mondo, la cui prima presidente fu la first lady Eleanor Roosevelt. Lo studio viene presentato venerdì al News Museum di Washington e sarà accompagnato da un live web cast che si potrà scaricare sul sito Freedomhouse.org.
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Il «problema principale dell’Italia», secondo Karin Karlekar, la ricercatrice che ha guidato lo studio, è Berlusconi. «Il suo ritorno nel 2008 al posto di premier ha risvegliato i timori sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida», spiega. Altri fattori: l’abuso di denunce per diffamazione contro i giornalisti e l’escalation di intimidazioni fisiche da parte del crimine organizzato. Intanto giovedì il Committee to Protect Journalists, un’organizzazione non-profit che lavora per salvaguardare la libertà di stampa nel mondo, ha pubblicato la top ten dei peggiori Paesi al mondo per i blogger. La Birmania guida la lista, seguita da Iran, Siria, Cuba e Arabia Saudita. Sesto il Vietnam, seguito a ruota da Tunisia, Cina, Turkmenistan ed Egitto.
La libertà di stampa si sta riducendo in tutto il mondo, e l’Italia non è esente da questa forma di degrado. Nel rapporto 2009 di Freedom House (organizzazione autonoma con sede negli Stati Uniti, che si pone come obiettivo la promozione della libertà nel mondo), infatti il nostro Paese viene declassato per la prima volta da Paese ‘libero’ (free) a ‘parzialmente libero’ (partly free), unico caso nell’Europa Occidentale insieme alla Turchia.
A Torino non si può riprendere il Consiglio Comunale
L’incivile avventura di Vittorio Bertola al Consiglio Comunale di Torino Sono arrivato alle 16 e delle (peraltro gentilissime) signore all’ingresso mi hanno fatto attendere fino alle 16,45, perché non si può entrare prima che la seduta sia ufficialmente aperta (non sia mai che il pubblico veda qualche compromettente chiacchierata preliminare). Poi mi hanno fatto salire, … Leggi tutto