Il giorno dopo l’esibizione a Britain’s Got Talent, la curiosità intorno a Susan Boyle ha spinto vari giornali a intervistarla. Questa 47enne goffa che ha fatto emozionare non solo la platea dello show, ma anche le decine di migliaia di persone che da sabato stanno riproducendo il suo video (peccato che la televisione ITV1 stia facendo rimuovere da Youtube tutti i clip, per violazioni del copyright, rimandando al suo profilo ufficiale). Susan non si è neanche fatta troppi problemi a confessare di non aver mai avuto un uomo, e di non essere mai stata baciata. E a leggere una delle tante interviste, capisco ancora di più perché questa “tigre”, come l’ha chiamata uno dei tre giudici, sia riuscita ad emozionarci/mi così tanto. Forse è vero che dalla sofferenza può nascere qualcosa di positivo.
Susan Boyle è stata vittima di bullismo, sin da piccola. E ha sempre cercato di ripiegare sulla musica, iniziando a cantare all’età di cinque anni. “Sono nata con una disabilità – racconta – che mi ha trasformata in un obiettivo per i bulli della scuola. Mi davano dei soprannomi per via dei miei capelli arruffati, e perché avevo dei problemi in classe. Ne parlai con gli insegnanti, ma siccome si trattava di bullismo verbale, più che fisico, non sono mai stata in grado di dimostrarlo. Ma le parole, spesso, fanno più male dei tagli. Le cicatrici oggi sono ancora al loro posto”. La sua esibizione è stata così convincente, che uno dei giudici ha iniziato a trattare con la SONY, per farle firmare un contratto. Per lei, è una piccola rivincita: “Mi capita ancora di incontrare quei ragazzi che mi prendevano in giro. Oggi sono dei padri, con dei figli. Ma adesso mi sento di aver vinto”.
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