Giornali vs Google: tentativi legulei e postumi di riscossa

Vittorio Sabadin su Lastampa.it

Ci è voluto un po’ di tempo, ma alla fine gli editori americani hanno forse scoperto come è possibile uscire dalla crisi che ha colpito i giornali: basta smetterla di rifornire di armi il proprio nemico. E’ stato come sempre Ruperth Murdoch, il proprietario del «Times» e del «Wall Street Journal», a chiamare a raccolta i suoi colleghi in questa nuova, decisiva battaglia. Murdoch ha quasi ottant’anni, ma continua a vedere le cose con più chiarezza di chiunque altro. «La questione è molto semplice – ha detto -. Dobbiamo smetterla di permettere a Google di rubare i nostri copyright». E Robert Thompson, il direttore del «Journal», è stato ancora più esplicito del suo capo: «Non c’è dubbio che molti siti web sono veri e propri parassiti, sono come una tenia tecnologica nell’intestino di Internet».

L’idea di Murdoch è che i giornali non devono più consentire ai motori di ricerca o agli aggregatori di notizie che sono prosperati in questi anni sul web di utilizzare gratuitamente gli articoli pubblicati. Se Internet è il nemico della carta stampata, non ha senso che ad alimentarlo e a farlo crescere siano proprio le sue vittime. «Siamo stati pazzi, ma ora non lo saremo più – ha sottolineato l’amministratore delegato dell’Associated Press Dean Singleton, un rispettato veterano dell’editoria -. Non possiamo più starcene fermi a guardare gli altri portarsi via il nostro lavoro sulla base di principi giuridici male interpretati».


Molti esperti concordano nell’affermare che il peccato originale dei giornali tradizionali è stato quello di mettere a disposizione gratis i propri contenuti online a partire dagli Anni 90. In quel periodo gli editori pensavano che sarebbe stata la raccolta della pubblicità su Internet a generare le risorse necessarie a pagare la qualità del prodotto. Ma ora sappiamo che – almeno nella scelta dei tempi – si sbagliavano: nella storia dell’editoria non c’è stata probabilmente una decisione dalle conseguenze più devastanti per chi produce giornali su carta.

Tutti sono concordi nel sostenere che solo il mantenimento di un elevato standard di qualità potrà consentire ai quotidiani di sopravvivere nel futuro e poiché la qualità costa, è una pessima idea metterla a disposizione gratis. Se i giornali e le agenzie di stampa – sostengono ora gli editori americani – facessero fronte comune contro gli aggregatori di notizie e i motori di ricerca, gli utenti di Internet capirebbero presto la differenza che c’è fra il livello di informazione fornito da un quotidiano e quello di un sito web non più alimentato con articoli rubati.

Ma secondo Tom McPhail, docente di studi sui media all’Università del Missouri, la controffensiva degli editori è partita ormai troppo tardi e la minaccia rappresentata da Internet avrebbe dovuto essere affrontata molto prima. «Se solo pensiamo all’aspetto legale del copyright – ha detto – ci vorranno anni in tribunale prima di riuscire a venirne a capo. I giornali hanno bisogno invece di una vittoria a breve termine, ed è molto improbabile che la ottengano».

2 commenti su “Giornali vs Google: tentativi legulei e postumi di riscossa”

  1. Anche Eric Schmidt, CEO di Google, che guarda caso si trovava proprio a San Diego per incrontrare gli editori alla conferenza della Newspaper Association of America ha dichiarato: “Noi di Google abbiamo un accordo multimilionario con la Associated Press non solo per distribuire i loro contenuti, ma anche per ospitarli sui nostri server. Sono dunque un po’ confuso dalle notizie concitate delle ultime 24 ore. Non ho ben capito a che cosa si riferiscano. Abbiamo un accordo molto, molto valido con AP e speriamo che possa continuare per molti anni”.

    http://pennedigitali.libero.it/2009/il-protezioni

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