I balletti e trasferimenti rispondono alla precisa logica di piazzare nei posti che contano le persone preferite. Dopo gli avvicendamenti al Sole e al Corriere, Anselmi dalla Stampa passerà, secondo l’articolo, all’Ansa, dove certamente tanti danni non potrà fare. Sarà interessante vedere chi andrà al TG1.
Il giornalista spagnolo non le azzecca proprio tutte, ma la logica è chiara e conta poco chi finisca esattamente dove. Che occorra leggere la stampa straniera per capire cosa stia succedendo in Italia probabilmente stupirà pochi dei nostri lettori. Che i direttori dei giornali siano costantemente sotto pressione da parte della casta stupisce anche meno. Se anche un direttore del tutto allineato come Mieli viene deposto, gli altri come si devono sentire? In un altro thread, il nostro collaboratore Marco Boninu sostiene che spostare “De Bortoli al Corriere è l’equivalente di Baudo a Sanremo, di Bongiorno a Sky”. Certo, sembra così, ma anche la sola dimostrazione di poter giocare nella stanza dei bottoni serve a mantenere docile il cagnolino.
Mi verrebbe da sottolineare la giustezza di tante battaglie, riprese anche da noi, sulla necessità di eliminare il cordone ombelicale che lega gli editori alla politica, il finanziamento pubblico all’editoria, e sulla urgenza di privatizzare la Rai. Ho purtroppo seri dubbi che questo possa bastare. La commistione di interessi fra le grandi imprese e la politica è tale che questa scellerata situazione è perpetuabile anche senza finanziamento pubblico e con la Rai privatizzata.
Cosa sperare? Negli Stati Uniti oramai si parla sempre più frequentemente del declino e prossima fine della notizia distribuita su carta stampata. Molti quotidiani locali stanno fallendo o sono falliti, anche in città con mercati di dimensione consistente (negli USA esiste solo un quotidiano nazionale, USA Today, che non fa opinione: serve ai viaggiatori per leggersi le previsioni del tempo e i risultati delle partite negli aeroporti). Se ne parla parecchio, perché anche se Internet può sopperire efficacemente alla fornitura di informazioni, molti sostengono che solo la carta stampata può permettersi gli investimenti e i rischi sottostanti alle operazioni di giornalismo investigativo tanto care all’opinione pubblica americana.
1 commento su “Giornalismo all’italiana”
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Gentiele Giornalista’,
Non capisco in tanti giornalisti professionisti quando scrivino articoli spesso sono pieni di errori e alcuni giornalisti a volte scrivono notizie non vere pur di affibbiare un’etichetta a un politico o persona comune, mi domando come possano aver passato l’esame di stato per diventare giornalisti.
Ilario Mario Ponzi
Monteprandone -AP-