Valzer dei direttori: di tutto di più

Via il Tempo

Domani. Domani potrebbe essere il giorno decisivo. Il giorno decisivo per una autentica rivoluzione nel mondo dell’editoria. Con due appuntamenti che si terranno a Milano e Roma e che potrebbero cambiare gli assetti di giornali e tv. Anzitutto Milano. Si riunirà il patto di sindacato Rcs, l’azienda che – tra gli altri – edita il Corriere della Sera. Si parlerà di nuovi assetti interni.

Certa appare la riconferma di Piergaetano Marchetti alla presidenza. E a questo punto non si discute più nemmeno sull’amministratore delegato, Antonello Perricone può dormire sonni tranquilli. Il punto che sta già tormentando da settimane i piani alti di via Solferino è il direttore. Paolo Mieli sembra destinato a uscire. In corsa per la sua successione sono rimasti solo due candidati forti. Il primo è Carlo Rossella, gradito a Silvio Berlusconi. Il Cavaliere ha grande simpatia nei suoi confronti e gli ha già affidato le sue testate più importanti: Panorama e Tg5. Attualmente guida Medusa, che si occupa di cinema. Rossella, all’interno del patto di sindacato, è fortemente sponsorizzato da Diego Della Valle e Luca Cordero di Montezemolo: i tre trascorrono spesso le vacanze assieme.

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L’Adamo di Dell

Via CrunchGear Brian Solis, the “next-gen” PR dude, just got some hot shots of the Dell Adamo. Color us impressed. His photos show a laptop with the sex of a MacBook Air with a little more of the hard edged aesthetic familiar to those who enjoy cheese graters and shipping containers.

Fare a meno del giornalismo

Fare a meno di molto giornalismo attuale e di molti giornali e telegiornali attuali si può e senza grossi problemi di crescita culturale e di pericolo della democrazia, c’è la rete e la sua informazione … Questo scenario mette in pericolo la democrazia? Molti lo pensano. Stamattina ad esempio leggo da Tom Watson una cosa … Leggi tutto

La Quaresima del Grinzane

Rocco Moliterni su Lastampa.it

Le dimissioni di Soria aprono una fase nuova nella vicenda Grinzane. E anche la decisione dell’assessore Oliva di «congelare» per un anno il premio (decisione fuori tempo massimo: la mattina in cui arrestavano Soria, il suo assessorato sollecitava le pratiche per un nuovo finanziamento di 730 mila euro). Così se il fiume di finanziamenti pubblici si arresterà il premio si troverà a vivere una salutare Quaresima. Una Quaresima utile a tutti per riflettere se un’istituzione di questo tipo abbia ancora senso e cosa si possa fare perché in futuro non crescano più simili «mostri» (se è vero quanto trapelato in questi giorni si arrivava al punto che talora non essendo numerosi i partecipanti a demenziali concorsi per le scuole, tipo «scrivi il paesaggio dell’olio», presumibilmente lanciati solo per ottenere ulteriori finanziamenti, era il premio stesso a far scrivere a collaboratori compiacenti testi da inviare). La mia ipotesi è che la crescita ipertrofica del Grinzane abbia un’origine  e responsabilità politiche precise: è figlia del modello di gestione bipartisan della cultura varato negli Anni 90, al tempo delle giunte Ghigo. Allora il potere era in mano da un lato a Leo, assessore alla cultura di centro-destra, e dall’altro a Vanelli, l’attuale patron della Venaria, potente direttore dei beni culturali (ex pci approdato in Regione ai tempi di Giovanni Ferrero Vanelli era il plenipotenziario per la cultura del centro sinistra).

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Trema la Torino VIP con la coscienza sporca

Questa mattina il primo interrogatorio di Soria: negherà i fatti imputatigli o chiamerà altri a correi ?

Nel frattempo spunta il super schedario di vip, politici, banchieri, attori, chef, giornalisti …

Massimo Numa su Lastampa

Quindicimilaquattrocentosettancinque schede di Vip, politici di altissimo livello, amministratori locali e non. Poi industriali, banchieri, attori, attrici, cantanti, grandi e piccoli chef. E tanti, tantissimi giornalisti. Carta stampata, le tre Reti Rai, Mediaset, le tv regionali. Direttori, capo-redattori, cronisti, collaboratori sino ai corrispondenti del paesino più sperduto della Langa o del Monferrato. Gigantesco data-base. Ci sono i numeri di telefono, casa, ufficio, cellulari personali. Poi gli indirizzi. Se il soggetto fa parte della «sua» cerchia, il professore aggiungeva di suo pugno, o attraverso i suoi fedelissimi, sintetiche note personali. Tipo: «….conosciuto da Soria alla cena di X, ottobre 2008….La moglie è Y, la figlia lavora a Z…». Nemmeno dopo la morte del titolare, la scheda viene cancellata. Al fianco del nome, viene aggiunto «deceduto» ma tutto il resto rimane. Compresi i contatti personali del defunto. Quando il vip è veramente vip, vicino al numero «riservatissimo» del cellulare, faceva aggiungere frasi tipo «personalissimo Soria», «riservato Soria», «solo per Soria», «uso esclusivo di Soria». Degli amici ha tutti gli indirizzi: città, montagna, mare. Ne elenca diligentemente le abitudini e anche i nomi dei congiunti più stretti. Non si sa mai, servissero per un regalo o per un invito a un galà.

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Gendamerie Ubuntu

A quando le nostre forze dell’ordine passeranno a Linux ?
Sarebbe una ottima sccelta considerato che spesso il parco macchine è vecchio e in male arnese.

VIa ArsTechnica

France’s Gendarmerie Nationale, the country’s national police force, says it has saved millions of dollars by migrating its desktop software infrastructure away from Microsoft Windows and replacing it with the Ubuntu Linux distribution.

The Gendarmerie began its transition to open source software in 2005 when it replaced Microsoft Office with OpenOffice.org across the entire organization. It gradually adopted other open source software applications, including Firefox and Thunderbird. After the launch of Windows Vista in 2006, it decided to phase out Windows and incrementally migrate to Ubuntu.

At the current stage of the migration, it has adopted Ubuntu on 5,000 workstations. Based on the success of this pilot migration, it plans to move forward and switch a total of 15,000 workstations to Ubuntu by the end of the year. It aims to have the entire organization, and all 90,000 of its workstations, running the Linux distribution by 2015.

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L’insolubile caso dei giornali

Via Luca Sofri

Improvvisamente tutto il dibattito sul futuro dei giornali è stato travolto da un intervento di Clay Shirky.
Clay Shirky è un professore alla New York University che si occupa da tempo di internet e di condivisione di contenuti in rete. Martedì esce in Italia per Codice il suo libro, e nel nuovo numero di Wired italiano che esce la prossima settimana c’è una sua intervista, fatta dal titolare, qui. Aveva avuto una maggiore notorietà anche qui da noi l’anno scorso quando Internazionale tradusse un suo articolo che rifletteva sul diverso approccio di chi guarda la tv e chi fa le cose su internet: il titolo era “Stiamo cercando il mouse” e si riferiva all’aneddoto di una bambina che Shirky aveva visto armeggiare misteriosamente dietro un televisore, e che alla domanda su cosa stesse facendo aveva risposto “sto cercando il mouse”.

Oggi Shirky ha pubblicato sul suo blog un’analisi sul presente – non il futuro, e questo è già un punto – dei giornali, ed è un’analisi formidabile. Per diverse ragioni.
Intanto perché conduce a un tipo di conclusione che non è mai tenuto abbastanza presente quando si discute su come affrontare dei problemi o che soluzione trovare: ovvero l’ipotesi che alcune cose non abbiano una soluzione individuabile. È una capacità di visione che a me interessa molto e che penso sia spesso rimossa ciecamente dall’orizzonte di analisi le più varie: certe cose cambiano e non sono più come prima, certe cose hanno un prezzo, certe cose non si risolvono senza perdite. Certe cose non si sa come andranno a finire: e chi pretende di indovinarlo non ha nessuna attendibilità.

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Il sonno della Regione genera mostri

Maurizio Tropeano su Lastampa.it

C’è chi ha parlato di «sonno della Regione che genera mostri». Una sintesi giornalistica che riassume la domanda che in tanti si sono fatti in questi anni: chi doveva fare i controlli sul presidente dell’associazione Premio Grinzane di Cavour che da 28 anni riceve cospicui finanziamenti pubblici? Già i controlli. L’attuale presidente, Mercedes Bresso, si sforza di ripetere che «un’amministrazione pubblica non ha compiti di polizia» anche se per quanto «nei nostri poteri i controlli dovuti li abbiamo svolti. Chissà se il governo avrà fatto lo stesso». Già, perché i fondi per il Grinzane sono arrivati anche da Roma (dalla presidenza del Consiglio e dai ministeri dei Beni culturali e della Sanità) da altre regioni come Liguria, Puglia e Molise. E poi da province e comuni e da Fondazioni bancarie, la Crt di Torino in primis. Insomma tanti «mecenati», così li definiva Soria, ma pochi controllori perché l’Associazione senza fini di lucro non è sottoposta al controllo pubblico e «nessuno poteva sapere quanti contributi venivano dati da altri enti», spiega la Bresso. Soprattutto solo «gli investigatori possono capire se una fattura è falsa oppure no». Detto questo però, c’è da chiedersi, e lo fa Stefano Lepri, vicepresidente del gruppo regionale del Pd, «perché in questi anni siano lievitati i premi e i relativi contributi. E perché gli uffici non siano stati in grado di verificare la congruità dei ricchi proventi e dei consuntivi riconosciuti».

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