Siamo in una fase di grande transizione fra un presente che non è ancora compiuto, un passato che si sta consumando e un futuro radicalmente diverso.
Parliamo dell’informazione e del giornalismo.
Le fasi di transizione non sono per definizione momenti di tranquillità e di raziocinio, ma di turbinio e di modificazioni in corso d’opera.
Il rischio che si stava correndo nel recente passato era la perdita di una generazione di giornalisti, usiamo il termine classico che li descrive, già apolide, che poteva diventare definitivamente perduta.
Era la generazione dei giornalisti digitali, che non solo nel nostro paese hanno continuato a vivere borderline il loro futuro professionale. Per la casta sembravano degli strani sognatori destinati a schiantarsi.
Era la generazione dei 30-40 anni, quasi tutti nativi digitali, che continuano a lavorare dal basso all’epopea del giornalismo digitale. Era una generazione che ha faticato ad essere accettata e condivisa dalla casta. Ora questa Atlantide giornalistica esce ogni giorno dalla sua sua isola mostrando una forza e una innovazione che stanno cambiando le cose. Non accetta i vecchi status quo e li combatte.
La sua forza deriva dai suoi lettori, che a legioni sempre più vaste si stanno trasferendo dal mondo dell’informazione analogica a quello dell’informazione digitale.
Sono giornalisti che stanno cercando un percorso e stanno trovandolo sempre di più.
Il resto è solo passato che si distrugge giorno dopo giorno.
Forse ad oggi di loro si deve interessare Reporters Sans Frontieres per preservarli dagli ultimi tranelli che la casta sta loro tessendogli. Ma sono fra gli ultimi fuochi. Di carta.