Cgil-Cisl-Uil si sono incontrati nei giorni scorsi con il Ministero delle attività produttive a proposito del piano di dismissione delle attività ICT del gestore telefonico Eutelia che comporta la mobilità e la cassa integrazione per circa 2.000 lavoratori. Eutelia non intende ritornare sui suoi passi. A questo punto le organizzazioni sindacali hanno chiesto che la gestione delle attività ICT sia sottratta alla famiglia Landi (maggiore azionista di Eutelia, i cui componenti ne costiuiscono anche il top management) perché si sarebbe dimostrata inadeguata e interessata solo all’aspetto finanziario.
Eutelia è considerata il quinto operatore telefonico italiano: negli anni scorsi aveva assorbito società come Getronics (ex Olivetti), che hanno importanti commesse pubbliche per le Poste e altri soggetti pubblici come l’Agenzia delle entrate. I sindacati chiedono che ora Eutelia venga affidata a un consorzio costituito dagli enti pubblici che sono committenti di tali progetti.
Nelle scorse settimane c’era stata una manifestazione nazionale ad Arezzo, presso la sede dell’azienda, che aveva visto la partecipazione di circa 1.000 lavoratori, contro la decisione di dismettere il settore informatico.L’azienda, da parte sua, aveva sempre minimizzato la questione, dichiarando che per 300 addetti era possibile traguardare presto la pensione e che per altri 500 sarebbe stata chiesta la mobilità e che la dismissione del settore informatico doveva servire a concentrare il business nelle Tlc. Altri 1.700 lavoratori potrebbero essere “ceduti” insieme alle società di informatica, controllate da Eutelia, dismesse.
Ma da qualche tempo girano voci a Piazza Affari di una imminente uscita dalla compagine azionaria di importanti azionisti; era anche girata la voce che la società Itway di Ravenna potesse acquistare importanti pezzi delle attività informatiche.
A questa vicenda finanziaria e industriale, in cui migliaia di persone rischiano il posto di lavoro, non sono estranee le vicissitudine giudiziarie della scorsa estate: la Guardia di Finanza nel maggio 2008 aprì un’indagine, tuttora non conclusa, sui vertici aziendali di Eutelia per frode fiscale per circa cinquanta milioni di euro, falso in bilancio, distrazione dei dividendi agli azionisti e di capitali all’estero.
I vertici aziendali si sono sempre dichiarati estranei e pronti a collaborare con le autorità giudiziarie. Ma l’indagine ipotizza che il gestore telefonico si sarebbe avvalso di alcune società che solo sulla carta risultavano residenti all’estero per beneficiare dell’esenzione Iva, e lo stratagemma avrebbe permesso di occultare 41 milioni di traffico telefonico prepagato.
Gli accertamenti di polizia giudiziaria rilevarono che Eutelia concesse l’uso di numerazioni 899, 166 e 178 per l’accesso a servizi “premium” (astrologia, gioco del lotto, oroscopo, hot line e altri) a società con call center ubicati nell’Est europeo, ma gestite da persone facenti capo all’operatore aretino.
In questo modo, ipotizza l’indagine, Eutelia tramite la fatturazione di provvigioni inesistenti avrebbe potuto delocalizzare e comprimere il proprio reddito “italiano”, portando capitali in paesi esteri, e acquisendo una maggiore competitività sul mercato. Solo ipotesi finora, perché l’inchiesta è tutt’altro che chiusa; ma raccontatelo a quei duemila lavoratori a rischio di licenziamento.