Domani. Domani potrebbe essere il giorno decisivo. Il giorno decisivo per una autentica rivoluzione nel mondo dell’editoria. Con due appuntamenti che si terranno a Milano e Roma e che potrebbero cambiare gli assetti di giornali e tv. Anzitutto Milano. Si riunirà il patto di sindacato Rcs, l’azienda che – tra gli altri – edita il Corriere della Sera. Si parlerà di nuovi assetti interni.
Certa appare la riconferma di Piergaetano Marchetti alla presidenza. E a questo punto non si discute più nemmeno sull’amministratore delegato, Antonello Perricone può dormire sonni tranquilli. Il punto che sta già tormentando da settimane i piani alti di via Solferino è il direttore. Paolo Mieli sembra destinato a uscire. In corsa per la sua successione sono rimasti solo due candidati forti. Il primo è Carlo Rossella, gradito a Silvio Berlusconi. Il Cavaliere ha grande simpatia nei suoi confronti e gli ha già affidato le sue testate più importanti: Panorama e Tg5. Attualmente guida Medusa, che si occupa di cinema. Rossella, all’interno del patto di sindacato, è fortemente sponsorizzato da Diego Della Valle e Luca Cordero di Montezemolo: i tre trascorrono spesso le vacanze assieme.
A sostenere il candidato del Cavaliere c’è anche Salvatore Ligresti. Contro, invece, c’è Giovanni Bazoli, presidente del comitato di sorveglianza di Intesa, e grande amico di vecchia data di Romano Prodi, tornato pesantemente alla ribalta al punto che vuole contare anche in Rai. Bazoli, nella riunione la scorsa settimana a casa di Marco Tronchetti Provera, ha chiesto tre settimane di tempo per presentare un candidato alternativo. In realtà un altro candidato c’è. Ed è Roberto Napoletano, direttore del Messaggero. In passato è stato vicedirettore del Sole 24 Ore e capo della redazione romana del quotidiano economico. Insomma, è stato al timone del più grande giornale economico e sta guidando uno dei quotidiani più grandi.
Si fa notare come abbia tutti i numeri per mettersi al volante anche del principale. È sostenuto da Cesare Geronzi, a Berlusconi non dispiace. E in questo momento conta. Perché l’intero sistema bancario, come dimostrato dalla cena di pochi giorni fa a Palazzo Madama, in questo momento pende dalle labbra del premier. Come mai era accaduto, visto che in tutti questi anni i big dei salotti milanesi hanno continuato a guardare il Cavaliere come un oggetto imprendibile e inafferrabile. Al punto da recarsi in massa alle primarie dell’Unione, era l’autunno del 2007, a votare per Prodi. Napoletano ha un’altra carta fondamentale: è uno dei pochi che parlano al telefono direttamente con Giulio Tremonti, ministro dell’Economia ed ex editorialista del Corriere (ma scrive anche sul Messaggero). Già, il Tesoro è un altro snodo determinante in questa fase. Intanto è l’azionista della Rai. Ed è anche il braccio operativo sugli interventi con le banche.
A via XX Settembre non disdegnerebbero un’altra ipotesi. Ovvero vedere Ferruccio De Bortoli (che, guarda caso, ha rinunciato a viale Mazzini dove doveva essere indicato proprio da Tremonti) al timone di via Solferino e Napoletano alla guida del Sole 24 Ore. Il ministro dell’Economia sa molto bene che la crisi finanziaria sta per peggiorare, la situazione si sta facendo più grave. In questa fase il principale quotidiano italiano, che vende la maggior parte delle proprie copie nell’area settentrionale del Paese, e il numero uno dei giornali economici sono strategici. Di fatto, però, la parola del governo potrebbe essere decisiva. Ma non solo al Corriere.
Perché un altro direttore che sembra in partenza è quello de La Stampa, Giulio Anselmi: per lui appare pronta la poltrona di presidente dell’Ansa. E al quotidiano torinese? Anche al giornale della Fiat si cerca un direttore meno urticante nei confronti del Pdl, magari anche cercando tra le fila interne. E non è finita. Anzitutto la partita nella carta stampata si incrocia con quella della Rai. L’assemblea degli azionisti della tv pubblica si riunisce proprio domani e potrebbe decidere il nome del nuovo presidente. Al momento il più accreditato resta quello di Gianni Riotta. In Rai c’è già ed è direttore del Tg1. E quando venne scelto per guidare il principale telegiornale nazionale, in consiglio di amministrazione non vi furono obiezioni. Insomma, mette d’accordo sia destra che sinistra. E soprattutto il centro, sempre più in voga visto che i centristi si sono ripresi la guida del centrosinistra con Dario Franceschini.
In alternativa resta in corsa Enzo Cheli, sempre amato dagli ambienti popolari e sinistra dc. Una volta sbloccato il nodo presidente della Rai, ammesso che ciò accada già in questa settimana, anche a viale Mazzini si aprirà il supergiro di valzer. Al Tg1 resta in pole position Maurizio Belpietro, che proprio qualche giorno fa sul Predellino, giornale online vicino a Forza Italia, spiegava come sia arrivato il momento di rilanciare la tv generalista. Se lascerà il principale magazine nazionale, potrebbe essere rimpiazzato da Silvia Grilli o da un outsider. La musica è iniziata, il valzer suona e le nuove coppie si vanno formando.