I giornali, con tutti i loro difetti, hanno accompagnato in tutto il mondo la crescita della democrazia e spesso del benessere (viene fornita una serie di dati e correlazioni interessanti), il rischio oggi è che scompaiano, a prescindere dal supporto o mezzo di distribuzione, e che con essi scompaiano gli strumenti di controllo che sono stati finora così importanti. Il problema è che non basta dire che questa cosa è male, occorre provare a immaginare che cosa sia possibile (non solo teoricamente auspicabile, ma materialmente possibile) nella situazione data. Non si combatte contro le forze della Storia e della Sociologia.
…
No, non è stata “internet” a uccidere i giornali. Il giornale generalista (e la tv generalista con esso) stava già morendo da un pezzo, grazie alla segmentazione progressiva dei pubblici, dei contenuti e delle piattaforme. Il mondo digitale in rete (questo è quello che chiamiamo brevemente “internet”) ha solo accentuato e moltiplicato il problema, facendo di ogni nicchia un pubblico, e di ogni pubblico un potenziale creatore d’informazione. O il giornalismo professionale riesce a fare i conti con questo nuovo “pubblico protagonista”, o è meglio che si scorda la sua funzione.