La culturopoli torinese legata alle indagini su Soria e sul Grinzane Cavour apre due percorsi di interrogativi inquietanti che si spera siano chiariti e risolti appieno.
Il primo riguarda i modi spicci con cui pare si usasse ricercare, gestire, sfruttare e buttare i collaboratori delle attività culturali del Grinzane e si teme di molte altre attività importanti. Stagisti per mesi e mesi senza un euro spremuti come dei limoni all’interno di attività che assorbivano milioni di euro di denaro pubblico che finivano in percorsi decisamente poco trasparenti. Maggiordomi tuttofare apostrofati di ogni insulto e insidiati sessualmente. C’è da spaventarsi di questo mondo nonostante gli amici scrittori di Soria abbiano minimizzato i fatti all’inizio.
Il secondo contesto è quello della gestione del denaro pubblico devoluto alla realizzazione di attività culturali come il Grinzane Cavour. Evidentemente i controlli sui milioni di euro non sono stati all’altezza della situazione, oppure esistono delle aree e dei personaggi a cui è stata data troppa importanza o troppa fiducia per indurre a controlli, verifiche e analisi. Non si tratta probabilmente di responsabilità politiche di un partito piuttosto che di un altro, ma di un vero sistema di persone e di aziende, di una serie di possibili baroni che nel bene e nel male hanno deciso le strategie e convinto i politici di turno ad investire in loro.
Sfruttamento?
La scoperta dell’acqua calda. Finalmente, qualche nodo è venuto al pettine!