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Sarà poi vero, come dice qualche bastian contrario, che la crisi economica produrrà una forte accelerazione nei processi di innovazione? Se si esclude la pesante onda di licenziamenti, questo discorso sembra applicarsi anche al mondo dell’editoria mainstream, che negli ultimi tempi sta velocizzando processi che forse, in una situazione normale, avrebbero chiesto molto più tempo.
E così, dopo il New York Times (che tra l’altra sta potenziando la divisione digitale e i risultati si vedono), anche il Washington Post si prepara a fare un salto di qualità. Come il Times, anche il quotidiano di Woodward e Bernstein intende diventare un fornitore/database di informazioni di pubblico interesse. Di qui il lancio di Who Runs Gov, una piattaforma wiki che traccia tutte le attività degli amministratori pubblici, sulla falsariga di Open Congress. E c’è già chi parla del “database politico del futuro”.
Anche in Europa, la crisi spinge le aziende editoriali a smuovere le acque. Sempre ieri, El Pais ha annunciato che presto le redazioni online e carta convergeranno in un’unica redazione crossmediale, così come hanno già fatto The Guardian, New York Times, Washington Post e Telegraph.
“Si tratta di un piano di sopravvivenza per affrontare la crisi congiunturale senza licenziare nessuno. In questo modo El Pais si trasformerà in un’impresa di produzione di contenuti di qualità per carta scritta, internet e telefoni cellulari”, ha spiegato l’amministratore delegato del gruppo, Juan Luis Cebrian, aggiungendo che “in cinque anni, con certezza esisteranno i giornali scritti. In 10 anni, se si fanno le cose bene, forse sì. In 15 anni, non sono sicuro che continueranno ad esistere così come li conosciamo. Esisteranno se lotteremo perché esistano”.