PTWG ha fatto uno scherzone, ma anche un micro test proponendo un pay per post a 10 blogger prestigiosi: alcuni hanno detto ok, spesso denotando una certa dimestichezza con l’intrallazzo, altri invece sono stati a schiena dritta
Ho sempre criticato i mercenari della blogosfera senza giusta causa. La scientificità e il metodo statistico sono importanti. Quindi è partito l’esperimento, molto grezzo e certamente rifinibile: ho pescato 10 nomi di blogger tendenzialmente puri&crudi – estratti a caso tra quelli che hanno i numeri di cellulare pubblicati in Facebook.
Veramente a caso: 8 uomini, 2 donne. 4 mi stavano già simpatici, gli altri, uhm, no. Poi ho preso una SIM dal numero sacrificabile alla causa (a volte l’ho persino celato), un bel respiro e via. Ho chiamato dicendo di essere inguaiato per l’eventuale sponsorizzazione di un succo di frutta austriaco – dovendo distribuire in complessivo in tutta l’italica blogosfera una somma pari a 70mila Euro, somma spedibile in tot post scritti su commissione. Paradossalmente non è nemmeno una balla (eccetto che per il bene da promuovere).
Ovviamente davo la possibilità di specificare sul blog che si trattava di una marketta (ma anche no): e poi qualche chiaccherata1 chiacchierata in libertà. ”Quanto vuoi per scrivere un articolo sul succo di frutta?” Ho appositamente scelto un prodotto non tecnologico, di basso appeal, giusto per testare la disperazione totale-globale che poteva aleggiare nella blogopalla. Volevo dire che era alla prugna, ma mi pareva veramente troppo persino per me. Solo uno mi ha stupito per la sua integrità morale (in cuor mio pregavo che rifiutasse e così è stato): senza se e senza ma, irremovibile e senza zone d’ombra. Gli altri – diciamo – non son stati proprio così senza macchia e senza paura.
Tranquilli. I personaggi e il tariffario snocciolato non lo sussurro nemmeno sotto tortura (segreto di pulcinella, visto che 3 hanno palesato la telefonata su vari social-network): faccio l’Alfred Kinsey della blogosfera, ecco – anonimamente e per il solo amor di statistica. Diciamo solo che il range è a partire da una tartina al succedaneo del caviale fino ai 1.500 Euro per articolo. Un po’ come la roba delle magliette e la pubblicità occulta sgamata da Striscia, tanto quanto: tutti lo sanno ma fa sempre una porca indignazione alla casalinga di Voghera.
Non ho scoperto niente che già non sapessi, ma almeno posso arrogarmi il diritto di criticare divertendomi: ho deciso che spenderò uno zot all’anno a testare la blogosfera italiana, analizzando gli usi&costumi. Il prossimo passo sarà quello di testare il vero grado di conoscenze del settore di certi guru nostrani senza che abbiano sottomano Google: e già mi sto divertendo fin d’ora.
Iniziano le riflessioni sull’accaduto in rete, molti puntano sui tecnicismi come disquisizioni sull’efficacia o meno del pay per post, altri analizzano l’esperimento del tentativo di marketting alla blogstar a 360 gradi da tutti i punti di vista possibili. Spunta con non celato piacere del bloggante la parola “etica” che pare robetta da filosofi erranti, ma è la radice dell’atteggiamento corretto.
L’esperimento dimostra che anche il mondo blog è corruttibile soprattutto in “stato di crisi”. E’ un segnale che va analizzato senza sparate ad effetto tipo “vedi sono come gli altri”, ma un segno dei tempi che richiede di non abbassare le attensioni.
Se i blogger vogliono essere “meglio” di altri mondi che fanno informazione (e il riferimento è chiaro a chi :-)) , è meglio che non importino da questi vecchi mestieri collaterali diffusi e presenti, ma inadatti all’informazione che verrà.
Una cosa interessante è che i blogger stanno dimostrando di saper fare autocritica in pubblico molto più dei giornalisti che di solito hanno vergogna di parlare dei loro problemi se non tra di loro e in stanze ermetiche neanche che raccontare all’aperto i loro problemi potesse diminuire la loro autorevolezza, anzi nel 2009 della rete vale il contrario saper usare la trasparenza è indice di forza e autorevolezza.
Resterebbe una cinica curiosità di capire chi si spaccia per cavaliere incorruttibile in rete, ma che si dimostra molto più corruttibile in trattativa privata. PTWG ha correttamente taciuto nomi e cognomi dei maramaldi.
Breve antologia di commenti sull’accaduto
- Il Succo Non c’è, lo Scandalo? Neppure
- La mia idea sul caso del succo di frutta avvelenato
- Dai succhi di frutta all’etica
- Che buono quel succo di frutta
- Dar via il succo
- Blogger a pagamento, la scoperta dell’acqua calda
- Succhi di frutta al veleno e PayPerPost de Noantri
- Buzz marketing e pay-per-post
E questo è il mio contributo alla vicenda: http://www.soloparolesparse.com/2009/01/la-strana-vicenda-del-succo-di-frutta-il-pay-per-post-paga/