Giulia Vola su Lastampa.it
Ci vuole calma e sangue freddo. La coda per entrare nella serra blu dell’atrio di Palazzo Nuovo, dove si dovrebbe stampare lo statino e caricare gli esami del «piano carriera», dura un paio d’ore. Se poi si perde la pazienza – qualcuno è stato costretto a tornare per «errori del sistema», o perché «era finita la carta» – c’è sempre Facebook. Il gruppo «Mandiamo a spaccare le pietre chi ha formulato il nuovo Carico Didattico» conta 3813 studenti. Alessia Verduci, 21 anni, al terzo di Lettere, si è iscritta ieri: «Almeno on line qualcuno ti dà qualche suggerimento. Qui a Palazzo Nuovo nessuno sa mai niente». E così si risolve un problema alla volta: «Il termine per il carico didattico è il 9 febbraio – racconta Sara Vento, terzo anno di Scienze della Comunicazione – e dato che non riesco a inserire gli esami fondamentali, tra cui la tesi, me ne occuperò più avanti. Oggi voglio stampare gli statini per gli esami della prossima settimana».
Già, perché a sessione iniziata, il nuovo cervellone informatico fa le bizze: dovrebbe permettere agli studenti di fare tutte le operazioni da casa, invece li costringe a mettersi in coda. Risultato: «Tutti stiamo cercando di fare la stessa cosa – sbotta Elisa Pasqualicchio, Mediazione Linguistica – l’unica postazione informatica funzionante è qui ed è presa d’assalto». Vincenzo Rachele, 32 anni, Scienze Geografiche, ha compilato il piano giocando a tombola: «Alcuni insegnamenti non si trovano e quelli che ci sono hanno delle lettere che nessuno sa interpretare, nemmeno in segreteria. Così noi studenti ci siamo messi d’accordo e optato per la lettera più alta nell’alfabeto». Veronica Della Piana, 20 anni, ha dato Dialettologia italiana ieri mattina ha preso 29 ma «mi tocca fare la coda per registrare il voto». Dietro di lei cinquanta persone, davanti il doppio.
Chi arriva dall’estero non ci crede. Cecilia Valenti è argentina, ha studiato in Florida e da dieci anni vive a Torino; fino a tre mesi fa frequentava Lingue e lavorava come traduttrice in un’agenzia: «Mi sono dovuta licenziare. Non potevo più prendere permessi». È in coda da 55 minuti e nelle prossime 24 ore dovrebbe consegnare la tesi: «Sono con l’acqua alla gola, ho scoperto che un esame sostenuto due anni fa è sparito nell’etere informatico». Incredula anche Linda Ghio, 20 anni, da Cengio, matricola a Lettere dopo un anno trascorso a Londra, alla Metropolitan University: «Sono riuscita a fare il carico didattico da casa ma prima di stampare uno statino ho girato tre palazzi universitari. A febbraio torno in Inghilterra».
Il rettore in tarda serata dopo una riunione fiume stempera il malumore degli studenti: Quando si attiva una procedura così complessa in un Ateneo così grande è inevitabile avere simili intoppi. Abbiamo iniziato molto prima di Natale i lavori di trasferimento». Giovanni Ferrero, direttore amministrativo dell’Università: «Il problema andrà avanti ancora qualche giorno. Le facoltà si sono date metodi diversi nei decenni passati e trasferire e amalgamare tutti i dati ha causato problemi a catena. In futuro non ci saranno più gli statini, sarà tutto telematico»
Giovanni Ferrero, direttore amministrativo dell’Università, mai pensato di dire: “abbiamo sbagliato, sono il responsabile, devo pagarne le conseguenze”?…. Chissà!