La situazione “difficile” dei sistemi informativi dell’università di Torino
Vista da Stefano Cafasso, studente di Fisica al dodicesimo giorno di coda per compilare un carico didattico, l’Università di Torino somiglia a un pachiderma incagliato nella burocrazia elettronica.
Dopo venti minuti d’attesa, al suo dodicesimo tentativo, ha macinato la bellezza di due metri in una fila lunga più di cinquanta, in mezzo ad almeno trecento persone imbufalite come lui. Colpa del nuovo cervellone informatico costato 700 mila euro (più 200 mila l’anno per la manutenzione) e già in funzione in 43 atenei. Dovrebbe permettere agli studenti di vedersela con la burocrazia dal computer di casa anziché con gli addetti delle segreterie. Altrove non ha creato troppi grattacapi. A Torino sì. Un disastro. Impossibile fare il carico didattico (l’elenco degli esami da sostenere) e stampare gli statini (i moduli per registrare gli esami). Risultato: università paralizzata e studenti in coda da giorni. Avrebbe dovuto debuttare a inizio dicembre. L’hanno avviato l’8 gennaio.
Continua a fare le bizze. Stefano Cafasso ci ha perso dodici giorni. C’è sempre qualcosa che va storto: «Mi metto in fila, aspetto anche tre o quattro ore. Continuo a lottare contro il cervellone. Non trovo gli esami: per il sistema non esistono, o non sono attivi».
Il guaio è che Stefano, come tutta questa moltitudine immobile e rancorosa ferma nell’atrio di Palazzo Nuovo in attesa di un computer libero, anziché stare ferma a smoccolare, farebbe bene a restare a casa e studiare. La sessione di esami è cominciata. Ma senza carico didattico e statini non si potrebbero sostenere.