Via Repubblica e WSJ
Google ha proposto alle compagnie telefoniche e ai principali fornitori di connettività americani un progetto per avere, dietro la corresponsione di un pagamento, una corsia veloce su internet per i propri contenuti. Lo afferma il Wall Street Journal, rivelando che internamente alla società il piano è stato battezzato OpenEdge.
L’iniziativa, qualora andasse in porto, sovvertirebbe uno dei principi cardine su cui si è sviluppato il web in questi anni: la cosiddetta net-neutrality, oneutralità della rete. Si tratta del concetto secondo il quale i fornitori di connettività non possono dare la precedenza a un pacchetto di dati o contenuti che viaggia sulle proprie reti a scapito di un altro. Un’idea ereditata negli Usa dalla disciplina per la tutela della concorrenza tra compagnie telefoniche, ed estesa poi al web. Secondo il Wall Street Journal, proprio il timore da parte degli operatori di violare le direttive della Fcc, l’authority per le comunicazioni Usa, avrebbe frenato finora il raggiungimento dell’intesa. “Se lo facessimo, Washington s’infiammerebbe”, ha rivelato al giornale un portavoce anonimo di una delle società coinvolte nelle trattative.
UPDATE da Scene Digitali e da Google Public Policy blog
Ci sono molte ragioni di buon senso che i propugnatori della non neutralità, e fra questi sono in prima fila una schiera nutrita di pubblicisti ed evangelisti delle Telco, che vi riempiranno le orecchie di argomenti come, in mancanza della neutralità, “i pompieri potrebbero essere bloccati dal fatto che un adolescente sta guardando un video su internet”. Ma nessuna delle posizioni in campo riesce a rispondere ad un interrogativo e uno solo: come farebbe “la nuova Google” a nascere, in uno scenario in cui va veloce solo chi paga? Ma forse il problema da risolvere è proprio quello, no?
La replica di Google: in uno dei blog istituzionali di Google, nello smentire il servizio del Wall Street Journal (un “articolo confuso”) si precisa il concetto di “edging” come una sorta di cache che favorisce l’utente perché conserva, per un dato periodo di tempo, un indice delle pagine che questi più frequenta. E si ribadisce che questo genere di intervento non avrebbe nulla a che vedere con la violazione delle net neutrality. Ecco il link all’intervento, in inglese. sia nel post dei lobbisti di Google, citato sopra, che in genere nella blogosfera di lingua inglese sta sviluppandosi un ampio dibattito sul tema, con posizioni che riflettono molto da vicino quelle che si sono delineate qui, tra il nostro intervento e i commenti. Una guida a quanto