Per quasi 50 anni Bernard Madoff, “Bernie” per gli amici, ha gestito la sua attività di brokeraggio a New York come “family business”. E come un affare di famiglia questo settantenne dall’aspetto bonario pensava di concludere la sua onorata carriera prima di consegnarsi alle autorità per quello che potrebbe rivelarsi come il più grande scandalo della storia di Wall Street. All’alba di giovedì, quando gli agenti federali sono entrati nel suo appartamento nel cuore di Manhattan per arrestarlo, Bernie ha dichiarato candidamente di non avere «spiegazioni innocenti» per giustificare un buco che, per sua stessa ammissione, ammonta ad almeno 50 miliardi di dollari, cinque volte, per avere un paragone, il crack di Worldcom del 2002.
La spiegazione “autentica” è quella che ha fornito lui stesso ad alcuni dei suoi più fidati collaboratori, quando, secondo l’atto di accusa depositato dalla Sec, li ha chiamati a raccolta per una confessione shock: la sua attività di investment advisory era semplicemente «una gigantesca bugia» dietro la quale si nascondeva la più classica delle truffe, la catena di Sant’Antonio meglio conosciuta negli Usa come il «Ponzi scheme».
La Bernard Madoff Investment Securities, società di cui Madoff risulta essere l’unico titolare, faceva leva su una solida reputazione costruita a partire dal 1960 quando, Bernie, un ex bagnino di Lond Island (la spiaggia dei newyorkesi facoltosi), si era lanciato nell’attività di brokeraggio. Dieci anni dopo lo aveva raggiunto il fratello Peter, anche lui laureato in legge, e via via erano arrivati a lavorare nella società anche i nipoti Charles e Shana e i figli Mark e Andrew. Il family business andava a gonfie vele, tant’è che la BMSI è arrivata a occupare centinaia di trader, mentre Bernard Madoff aveva saputo ritagliarsi un ruolo di spicco nella comunità finanziaria newyorkese, diventando anche presidente del Nasdaq, il listino tecnologico di cui si vantava di aver accompagnato lo sviluppo negli anni del boom della new economy.