Mario Tedeschini si fa delle domande e si da delle risposte proponendo una idea interessante solo apparentemente paradossale
Esiste nel giornalismo, o più precisamente nel giornalismo italiano un strumento analogico, pre-digitale che possa funzionare (almeno in parte, almeno in parte…) come volano del giornalismo digitale? E non solo come sussidio esterno (tipo: vendo collane all’angolo del corso e coi profitti finanzio il mio sito web), proprio come strumento intrinseco al giornalismo e al brand giornalistico?
Risposta: Forse sì. Potrebbe essere il buon vecchio libro.…
Tuttavia finora, tranne rare eccezioni, anche i libri di giornalisti in servizio permanente effettivo in qualche testata hanno poca relazione industriale con il prodotto primario per il quale essi lavorano (il quotidiano o il settimanale). Si potrebbe, invece, pensare a un modello dove – estremizzo – il giornalismo digitale (prevalentemente, oggi, il giornalismo sul web) si integri con il giornalismo “librario”. Un modello dove al sito web vengono demandate tutte le funzioni che sappiamo (breaking news, opinioni, approfondimenti, documentazione, interattività, narrazione multimediale, community building, facilitazione e orientamento nei contenuti differenti sulla rete, ecc.), mentre al buon vecchio “libro” si potrebbe affidare il risultato di inchieste e documentazioni, che sarebbero idealmente generate e costruite in pubblico dall’interazione dei giornalisti e degli utenti attivi.
Non sarebbe LA soluzione, ma potrebbe essere PARTE della soluzione (che risolverebbe fra l’altro la difficoltà d’uso delle interfacce digitali esistenti per leggere/fruire di testi lunghi e approfonditi).