A margine dell’evento della settimana scorsa si è molto discusso in rete della opportunità di una simile nuova pubblicazione cartacea di argomento tecnologico. Si tratta in effetti di una scelta da un certo punto di vista controcorrente. Mentre la grandissima parte dei contenuti che riguardano la rete Internet, l’informatica, la tecnologia e l’innovazione in genere si stanno trasferendo online in mille formati differenti, Wired Italia nasce immaginando un percorso opposto, decidendo di incamminarsi lungo la via classica della distribuzione per abbonamento e nelle edicole.
Confesso che non compro un mensile di informatica da molti anni. Oggi, dal mio punto di vista, non esiste in effetti alcuna ragione per farlo. Se si è collegati in rete la totalità delle informazioni che posso trovare fra un mese in edicola sono sul desktop del mio computer già oggi, spiegate e commentate con una ampiezza e variabilità che non sarebbe comunque consentita a nessuna pubblicazione cartacea. E tuttavia il caso delle riviste tematiche è un esempio con alcuni limiti. C’è ancora uno spazio per le pubblicazioni primariamente cartacee oggi? Se si osserva lo scenario dal punto di vista del lettore la risposta non può che essere dubitativa: dal punto di osservazione invece di un grande editore internazionale (Conde Nast nel caso di Wired) occorre considerare che a tutt’oggi il denaro della pubblicità fluisce ancora primariamente sulle pubblicazioni in edicola piuttosto che su quelle in rete.