Ma a voi sembra normale che la presidente di Confindustria, cioè quella che rappresenta la classe imprenditoriale italiana, abbia avuto conti in Svizzera fino a pochi anni fa, che da questi conti siano partiti movimenti se non altro curiosi e nessuno abbia nulla da dire. E vi sembra normale che i giornali, con l’eccezione di Repubblica, tacciano?
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Ora tutta la documentazione dei conti analizzati dalla procura di Milano è nelle mani del nucleo tributario della Guardia di finanza e della Agenzia delle Entrate di Mantova per verificare possibili reati fiscali, soprattutto connessi a compravendite in nero e a eventuali false fatturazioni. Mentre l’Autorità giudiziaria elvetica si trova con un elenco di conti sui quali sono transitati i frutti milionari del trading dell’acciaio e aspetta indicazioni dalla procura di Milano.
Era stato Antonio Marcegaglia, nella ricostruzione davanti ai pm, ad alzare il velo su altri rapporti cifrati e a spiegare come venivano utilizzati quei fondi: si tratta di “risorse riservate – aveva messo a verbale il 30 novembre 2004 – che abbiamo sempre utilizzato nell’interesse del gruppo per le sue esigenze non documentabili”. Con quei soldi venivano pagati estero su estero i bonus per i manager che lavorano al di fuori dell’Italia, come quelli che gestivano i rapporti con i trader russi e con i paesi arabi, destinatari di commissioni e provvigioni per migliaia di dollari.