Via Luca Debiase
Una maggioranza schiacciante di democratici e repubblicani ha approvato il piano di salvataggio della finanza americana da 700 miliardi di dollari che aumenta il debito pubblico e nazionalizza le perdite delle banche e dei loro creditori, impedendo il temuto fallimento di molti istituti di credito e bloccandone le conseguenze possibili sui risparmiatori e le imprese. La Camera aveva respinto la manovra proposta dal governo. Il Senato l’ha approvata solo dopo avere introdotto significativi emendamenti compensativi: meno tasse per i contribuenti della classe media, più garanzie per i correntisti e più sostegno per i proprietari di case. Gli emendamenti costeranno 150 miliardi di dollari. Solo 40 miliardi di minori spese pubbliche. Vedi New York Times.
Le modifiche si vedono. Il piano che era stato presentato dal Tesoro era di 3 pagine. Il testo approvato dal Senato è di 450 pagine. Tra le altre modifiche si fa notare l’introduzione di un tetto ai compensi dei manager delle istituzioni che accederanno al piano di salvataggio.
Le modifiche sono state necessarie per far passare un piano che sembrava fatto apposta per salvare non l’economia ma i banchieri, responsabili del disastro. Le leggi che nel tempo hanno liberalizzato il mercato finanziario sono state sfruttate dai finanzieri per inventare ogni sorta di marchingegno finanziario volto a suddividere il rischio finanziario in pacchetti da rifilare ai risparmiatori di tutto il mondo, aumentando la propensione al rischio delle banche e dunque aumentando la rischiosità del debito. La quantità di capitale artificialmente generato attraverso questo esasperato effetto leva ha invaso il mercato, distorto ogni logica economica e concentrato un enorme potere nelle mani dei finanzieri: un potere che è esploso tra le loro mani.
I senatori americani hanno approvato il piano di salvataggio per evitare le conseguenze immediate dello scoppio della finanza americana sull’economia reale, solo dopo aver ottenuto soldi anche per la classe media e i correntisti che temevano di veder evaporare i loro risparmi depositati in banche che rischiavano il fallimento.