In questo momento ho 233 “amici” su Facebook. Ne conosco meno del 10 per cento. Gli altri son venuti da sé, perché trascinati dalla vera e propria euforia che quel giochino ha scatenato nelle ultime settimane. Facebook ha sfondato il confine che separa gli esausti e i nerd, quelli che sperimentano tutto avendo fatto di questo aggeggio un mestiere, come me, e “gli altri”. Non mi stupisce essere contattato da una ragazza che ha meno dell’età dei miei figli e che vorrebbe fare la giornalista (povera, il problema è suo se va a scegliersi i riferimenti inadatti allo scopo come me). Mi fa letteralmente spalancare la bocca essere richiesto di amicizia dalla collega sempre-scettica-signora-mia-internet-è-un-casino. Mi meraviglia l’ondata di richieste dei vecchi “agoriani”, cioè una banda di pionieri snob che prima di internet si collegavano a una sorta di setta massonica on line messa su dai radicali (si chiamava Agorà Telematica) per litigare praticamente su tutto. Più che una setta un vicolo napoletano, con epici lanci di borsette e mattoni. Ma una grande esperienza di social networking ante litteram. E’ tutta gente che oggi dovrebbe essere ben vaccinata e invece arriva in massa, tutta insieme, su Facebook: sente vecchi profumi.