Carlo Sorrentino su Reset
Probabilmente il cambiamento maggiore consiste proprio nel ripensare la professionalità giornalistica. Tale ripensamento deve partire dalla consapevolezza che sul web il lavoro tradizionale di trasformare gli eventi in notizia, decontestualizzando i primi dalla realtà in cui accadono e ricontestualizzandoli attraverso il processo di selezione, gerarchizzazione e presentazione sui propri mezzi, è insidiato da fonti (cioè i produttori degli eventi: aziende, partiti, sindacati, rockstar, ecc.) sempre più abili nel confezionare eventi notiziabili e da un pubblico attivo nel costruirsi propri processi di selezione e gerarchizzazione attraverso la navigazione in rete.
Lo spazio del giornalista appare compresso fra queste due differenti competenze comunicative. Comunque, non s’attenua la sua funzione; anzi, è richiesta una migliore capacità di comprensione e di connessione dei vari fatti che definiscono ogni racconto giornalistico, perché bisogna moltiplicare gli interrogativi a cui un giornalista deve rispondere quando vuole stabilire la rilevanza di un evento
Al giornalista serve una forte responsabilità riflessiva, cioè una responsabilità che insista principalmente sulla dimensione relazionale e si basi sull’esperienza vissuta, piuttosto che su etiche del dovere, su ideali superiori universalmente accettati e condivisi. La responsabilità riflessiva appare l’unica in grado di gestire il passaggio a un ampliamento del notiziabile che inficia il mito dell’oggettività nella rappresentazione dei fatti, perché disvela l’inevitabile carattere ricostruttivo della comunicazione, in cui si supera una visione dell’oggettività giornalistica come opportuna sistematizzazione razionale dell’esistente
La responsabilità riflessiva s’incentra sulla consapevolezza della parzialità di ogni sguardo, ma non per questo si esime dal coltivare una consapevolezza etica. Sposta l’accento dalla dimensione dell’obbligatorietà, del dovere morale, a quella del confronto con l’altro e della scelta. E’ una responsabilità che nasce dal confronto e s’implementa grazie all’articolazione delle forme d’interazione, che consolidano la possibilità di tale confronto…”