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Censura e Olimpiadi: ora Internet è accessibile in Cina? E quali sono le responsabiiltà del Cio e della comunità internazionale a fronte della negazione dei diritti civili? A quattro giorni dall’apertura dei Giochi di Pechino abbiamo incontrato Riccardo Noury, portavoce della Sezione Italiana di Amnesty International e responsabile della comunicazione per la campagna “Pechino 2008: Olimpiadi e diritti umani in Cina”.
I giornalisti possono accedere ad Internet da qualche giorno e hanno la possibilità di consultare anche il sito di Amnesty International. Una concessione temporanea riservata solo alla stampa?
Al momento sì. Lo sblocco dei siti è un provvedimento temporaneo, applicato in alcune zone di Pechino (prima tra tutte, la Sala stampa olimpica) a favore di una specifica categoria di persone, gli inviati della stampa internazionale giunti nella capitale per seguire i Giochi olimpici. Non riguarda gli oltre 200 milioni di utenti cinesi, per i quali è impossibile accedere liberamente a Internet.
La decisione delle autorità di Pechino, che comunque dovremo monitorare giorno per giorno, ha evitato una brutta figura tanto a loro quanto al Cio e ha dimostrato quanto la “protesta rumorosa” delle organizzazioni non governative e della stampa ottenga maggiori risultati della “diplomazia silenziosa” seguita dal Cio.
Se andassimo in un internet point a Pechino, quali siti potremmo
visitare e quali sarebbero invece oscurati?Non sappiamo con esattezza da quali altri centri, oltre alla Sala stampa olimpica e agli uffici dei corrispondenti esteri, sia possibile connettersi a Internet in assenza di censura. In ogni caso, lo sblocco è stato parziale. Restano inaccessibili i siti di organizzazioni cinesi ritenute ostili al governo e, se il sito ufficiale di Amnesty International è accessibile, il forum che avevamo pubblicato, thechinadebate.org, per favorire un dialogo anche con gli utenti cinesi sul tema dei diritti umani, non si può raggiungere.