Il sito dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte riporta questa Lettera Aperta
Noi vorremmo invece, da colleghi a colleghi, ragionare se l’abolizione o lo svuotamento di questo organismo, creato da una legge del 1963, sia l’unica via d’uscita, capace di favorire la libera informazione, oppure se è bene che i giornalisti, tutti i giornalisti, discutano sul futuro del loro Ordine e lo considerino uno strumento alleato del loro lavoro e del diritto dei cittadini ad essere correttamente informati.
C’è stata nella manifestazione di Torino quel riferimento mediatico al termine «casta», condito dal consueto tono iracondo, zeppo di coloriti insulti. Si vuol far passare l’immagine dei giornalisti come membri di una solida oligarchia, vezzeggiati dai poteri forti o peggio collusi. E naturalmente strapagati, riveriti e corporativi al punto da impedire ad altri di entrare nella «casta».
Chi vive veramente di questo mestiere sa quanto la realtà quotidiana, della stragrande maggioranza dei giornalisti sia ben diversa: fatta di lavoro duro e fatica spesso oscura. Una vita lontana dai riflettori della notorietà. Certo ci sono anche le connivenze e i conformismi, le indulgenze al gossip e i suadenti richiami della pubblicità.
Ed è significativo che voci a favore dell’abolizione dell’Ordine arrivino all’interno della categoria proprio da coloro che si ritrovano in posizioni più «protette» e siano in sintonia con spicchi dell’editoria che auspicano la liberalizzazione dei loro «dipendenti» (meglio se non sono stati neppure assunti, come ormai capita alla maggior parte dei giovani che si avvicinano a questo mestiere). Una liberalizzazione intesa nel senso più crudo e spiccio «senza lacci, lacciuoli, carte da rispettare e inutili richiami all’etica».
Il nostro tempo si specchia nei nostri mass media. Tutti ci rendiamo conto della necessità di rinnovare da giornalisti contenuti e linguaggi, mantenendo l’obiettivo sulla ricerca della verità sostanziale dei fatti e non lasciando la critica alla sola ilarità dello sberleffo.
I media, sia quelli più tradizionali che le nuove frontiere dell’informazione on line, disegnano il nostro modo di osservare e giudicare la realtà, di comprenderla e interpretarla, non si possono improvvisare o abbandonare in uno spazio senza regole e senza controlli professionali, dove dominano i più forti e in cui il fulcro resta il profitto e la capacità di vendere pubblicità e testi.
L’etica di chi fa questo nostro mestiere non è, e non può essere, un elemento trascurabile o sacrificabile. Per questo riteniamo che l’Ordine dei giornalisti abbia ancora un senso e uno scopo: un ente che non deve essere eliminato, ma profondamente riformato, reso più attuale e più agile, e in grado di rispondere in tempo reale ai mutamenti della società.
I giornalisti di queste cose, si sa, discutono poco e di malavoglia. Il grande comune nemico è l’indifferenza.
Serve invece un dibattito franco sullo stato di salute dell’informazione in Italia. Facciamo appello alla vostra professionalita’ e alla voglia di ragionare insieme su tutto questo, per non delegare ad altri il nostro futuro di giornalisti. Per questo vi chiediamo di intervenire con commenti e opinioni in modo da favorire un momento di pubblico confronto che vorremmo organizzare quanto prima
Lo sforzo per iniziare a parlare in campo aperto della necessità di riformare l’OdG è assolutamente lodevole. Ma occorre che siano effettivamente vagliati e soppesati con spirito autocritico. La speranza è che questi contributi arrivino anche da chi in questi anni non ha potuto o voluto avere voce.
I contributi al dibattito vanno indirizzati a
- per posta elettronica all’indirizzo [email protected]
- via fax al n. 011/53.87.98
- per posta all’indirizzo Forum – Ordine dei giornalisti del Piemonte – Corso Stati Uniti 27 – 10128 Torino
La cosa divertente è che Il titolo delle pagine del sito dell’Ordine Piemontese è “Blog Archive” e non un forse più canonico “Sito dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte e Valle d’Aosta” … Segni dei tempi ?
L’Ordine dei Giornalisti serve anche da paravento a dei caporedattori che non fanno contratti di collaborazione (previsti dall’ordine stesso) con la scusa che uno non è iscritto all’Ordine. O che non assumono per questo, dicendo “ci sono tanti giornalisti professionisti a spasso. Iscriviti allora”. Un serpente che si morde la coda.
Purtroppo (ho portato solo un caso) l’OdG serve, eccome, a proteggere certi interessi. In questi tempi di penuria di posti e di futuro restringimento dei posti, sono certa, come succede in USA, serve.
La cosa buona sono le tariffe minime per articolo fissarte dall’OdG per i collaboratori, anche se poi molte riviste non le rispettano. Ma se non sei iscritto non hai diritto a essere tutalato dall’ordine!
Essendo iscritto all’Ordine non posso che condividere…
Un inizio possibile potrebbe essere raccogliere le cose che non hanno funzionato per evitare che si ripetano