Berlusconi: 9 , sapeva di rischiare, ma di avere l’occasione della vita, stravincere e permettersi di fare il signore e il padre della patria. Ma se perdeva rimaneva fuori forse per sempre per ragioni politiche e anagrafiche. E così ha tirato fuori il killing instinct fino a cercare di raccogliere voti con siparietti a Matrix di fronte a sondaggi gli gli davano vittoria chiara. Vincente
Veltroni: 8, è partito in una corsa ad handicap dovendo difendersi dai problemi esistenziali del governo Prodi e delle sue cose fatte, e di un partito democratico messo in carreggiata in fretta e furia. Ha avuto la saggezza di correre da solo, dando una botta decisa al sistema politico italiano per semplificarlo, uccidendo indirettamente gli ex compagni di viaggio della sinitra. Ora deve dimostrare di essere davvero il futuro, pulendo il partito e incoporando voti utili dalla sinistra. Futuribile
Casini: 7, lo davano per morto e sepolto, tutti lo volevano vedere sparire, ma ha salvato il partito e i seggi in parlamento restando l’unico erede, non si sa per quanto, dello scudo crociato.
Bossi: 9, ha saputo incanalare correttamente la rabbia e la protesta dei ceti più “a rischio” senza perdersi le solite sparate inguardabili. Leonino
Bertinotti e c.: 2, hanno messo insieme una lista raffazzonata portandosi dietro pure gli oramai inguardabili Verdi di Pecoraro Scanio. Si sono divisi in partitini e si sono fatti drenare voti dal PD. Fuori dal mondo
Santachè: 6, ha voluto mostrare sempre la sua mascolinità al femminile, ha lottato con forza per differenziarsi dalla destra berlusconiana. Virago
Boselli e Fini: n.g. non hanno inciso per diverse ragioni , nel dibattito e nella vita politica. Invisibili