Molto dipende da come la società si racconta. Il dibattito sulle decisioni da prendere. La critica del potere. La visione delle opportunità. Il progetto per il futuro. Persino il senso di fiducia col quale si affronta la vita.
La società si racconta con le voci dei suoi narratori, ma anche con il suono di fondo delle strutture mediatiche che questi utilizzano. Ebbene: il secondo sta cambiando più delle prime, in questo passaggio epocale dalla linearità dell’industria tradizionale alla complessità dell’era della conoscenza. La filiera semplice che andava dalle poche fonti dell’informazione alle redazioni giornalistiche e alle forme controllate della distribuzione tradizionale, via edicola e via etere, si sta trasformando in un ecosistema nel quale le voci che narrano la società si sovrappongono attraverso mille percorsi: le istituzioni informano direttamente sui loro siti, le aziende fanno le loro tv e i loro notiziari, le redazioni giornalistiche estendono il loro lavoro su piattaforme crossmediali, il pubblico – centinaia di migliaia di persone – partecipa attivamente al reperimento e alla critica delle notizie. La complessità genera ricchezza di idee e abbondanza di problemi.
Valorizzare le idee senza affogare nei problemi è ormai un bisogno tanto importante che si dedica sempre più spazio all’informazione sul sistema dell’informazione.