Via Bodegones
Vent’anni fa a Chernobyl, nelle campagne attorno al reattore, c’erano le isbe, le casette in legno dei contadini che coltivavano patate e barbabietole, facevano la vodka, mungevano le vacche nelle stalle per avere il latte fresco. Raccoglievano funghi. Oche, galline, la legna tagliata, il pozzo dell’acqua. Tutt’attorno abeti, betulle, campi di grano.
Oggi In un raggio di 30 km dalla centrale non ci vive più nessuno, tranne alcuni contadini che sono tornati nelle case dei boschi. Vivere nella Zona di Esclusione sembra meglio della fame in città. E la Zona li ripaga. La natura pulsa, si agita rigogliosa, si riappropria dei suo spazi. E si ribella.
I dintorni di Chernobyl 20 anni dopo sono inquietanti.
Li descrive una ricerca di Anders Moller, pubblicata su Biology Letters, raccontata sull’Independent.