La burocrazia gotica e le leggi cervellotiche colpiscono in Italia anche nel mondo del web 2.0 o del mobile del futuro.
I fatti: secondo Google alla Developer Challenge di Android non possono partecipare i residenti nello stivale geografico più bello del mondo.
Who’s eligible to participate?
The Android Developer Challenge is open to individuals, teams of individuals, and business entities. While we seek to make the Challenge open worldwide, we cannot open the Challenge to residents of Cuba, Iran, Syria, North Korea, Sudan, and Myanmar (Burma) because of U.S. laws. In addition, the Challenge is not open to residents of Italy or Quebec because of local restrictions.
Strano, la stessa Telecomitalia è nella loro alliance
La spiegazione offerta da Fabrizio Giudici e da Gianluca Salvadori non è di discriminazione culturale, geografica, ideologica …
I problemi sono legati alle necessità burocratiche dei concorsi organizzatiin Italia e dall’obbligo di una fidejussione che copra l’entità del premio.
In effetti per Google potremmo stare tranquillini sulla sua salute finanziaria o ch gli organizzatori scappino con i premi come ogni tanto succede in Italia :-)
Resta il fatto che i soldini di Google non potranno atterrare sulla terra di Marconi.
Salvo scegliere di partecipare al workaround offshore proposto da Stefano Quintarelli
Ho scritto una lettera a Di Pietro su questa esclusione – bisognerebbe rendere ogni aspetto dell’iniziativa individuale più agile in Italia: partecipazione a concorsi, creazione di nuove aziende, ogni processo in cui la creatività è coinvolta andrebbe reso snello, non impossibile.
http://cubelogic.org/act/di-pietro-android-e-le-startup.html