Ogni tanto esponenti dei diversi “circoli” si incontrano ai BarCamp, discutono, parlano, si relazionano e… rimescolano un po’ le carte.
Tornati a casa, forti dei nuovi acquisti all’interno dei propri circoli, cosa fanno?
Partono con la seconda fase: lanciano un “meme”, coinvolgendo prima i blogger che conoscono direttamente (autoreferenziandosi), in modo che questi estendano a loro volta il meme a chi conoscono in maniera virtutale.
Risultato: decine, centinaia di persone che si mettono contemporaneamente a parlare della stessa cosa.Ok… a volta da un meme ben congegnato si riescono a trarre interessanti spunti di discussione e partorire anche idee che poi finiscono sui giornali (su cui ovviamente scrivono moltii blogger di cui sopra, ca va sans dire), fornendo una splendida visione del “collaborare online”.
Ma… questi meme sono sempre “a fin di bene”?Non amo fare la parte di quello che “vede il marcio anche quando non c’è” ma cosa pensereste se vi dicessi che un meme, partorito da un blogger e passato “via link” ad altri blogger, ha come effetto principale (involontario?) quello di innalzare il proprio rank (su Technorati o nelle varie classifiche che considerano i backlink fra i blog), la propria popolarità (link di primo, secondo, terzo, quarto livello… man mano che il meme va avanti) e… il proprio “ritorno” economico (più visitatori = più impression pubblicitarie = più click potenziali sulle stesse)?
Un meme potenzialmente devastante di Stefano EpifaniPensierino: il lancio del meme va calmierato, anche perchè il troppo stroppia