Il bloggante parteciperà al BarcampRome con un intervento che verrà messo a punto nelle prossime settimane.
Il tema scelto: Mille bolle blu: autoreferenzialità howto; La blogosfera è autoreferenziale ? Si, no, perchè, serve, come evitare, come accentuare
Si apprezzano consigli e valutazioni
Vittorio,
è un tema molto interessante. Per farla breve a mio parere l’autoreferenzialità non fa bene alla blogosfera.
Come ho espresso più volte e in più occasioni c’è il rischio che se non si cambia approccio mentale una parte dei bloggers verrà comprata con un grissino, l’atra diventerà inutile e sarà sostituita da nuovi ‘attori’ meno giovani e molto più furbi. La strada, a mio parere, è quella di partecipare attivamente alla diffusione del sapere. Dobbiamo divulgare le peculiarità del digitale, dei nuovi modi di comunicare online. Bisogna unirsi e non dividersi. Dobbiamo aggregare le eccellenze e decidere con qualche forma di democrazia digitale diretta.
Io sto tediando su questi temi chiunque, dai miei studenti all’Università Statale, a quel che scrivo sul blog e su Nova. Non perdo occasione per diffondere conoscenza perché credo sia l’unica strada per non vedere fallire il nostro Paese sotto il peso delle performance dovute al digitale che all’estero sanno usare molto bene.
Siamo noi la grassroot, tocca a noi darci da fare.
Vittorio, proprio ieri sera meditavo su quanto ha ragione chi sostiene che siamo un minuscolo universo autoreferenziale.
Cosa mi ha fatto cambiare idea? Una visita a Libero, dove chiacchierando con chi gestisce la loro rete di blog mi sono reso conto che alla gente “normale” importa poco dei blogger con la B maiuscola, anzi non sanno nemmeno che esistiamo. Che al di fuori della nostra mini-galassia fatta di qualche migliaio di blog che si citano e riprendono ossessivamente, c’è un mondo di blogger (solo quelli di libero sono 52.000) che scrive di sè, delle proprie passioni, della propria vita e chiacchiera a gruppetti, come amici — e probabilmente lo sono. E un altro mondo, quello formato anche da parenti, amici, colleghi di lavoro, che legge quotidiani o al massimo il sito del TgCom, usa poco Google e se capita su un blog non sa distinguerlo da un portale di notizie, anzi viene spiazzato dal formato e passa oltre. E un altro mondo, quello dei “teen”, che trasforma tutto in una chat o al massimo in un forum, e se arriva su un blog si fionda sui commenti, e nemmeno legge quello che sta scritto sopra.
Siamo davvero autoreferenziali, l’unica cosa che forse ci salva è che i media tradizionali si sono accorti di noi da tempo, e fanno a volte da cassa di risonanza, o cercano ibridazioni per snellire l’approccio al lettore, e i ritmi di pubblicazione.
My 2 cents, of course…
Cari Marco e Ludo
Grazie per i primi interventi sto mettendo su un wiki per discutere dei temi relativi non per fare il prufesur ma per poter organizzare meglio il ragionare.
In molte cose concordo ovviamente con voi: ne focalizzo alcune.
– la necessità che i blogger si aprano per divulgare il “verbo” digitale al mondo esterno invece che incancrenirsi in sterili autoerotismi
– la necessita’ di uscire dal vicolo cieco della blogstar “a tutti i costi”
– l’importanza di cercare un modo di valorizzare “la coda lunga” dei blogger
– il cercare di valorizzare e a volte addirittura “accettare” il “diverso” ovvero il non blogger o non technorato
Grazie a presto
Io porrei anche un accento importante, che secondo me passa spesso in secondo piano. Ovvero, si cerca di reinventare la ruota.
Mi riferisco al fatto che “i blogger siano autoreferenziali” è una ovvietà per chiunque studi di psicologia sociale: esistono i gruppi. La nostra vita è, normalmente e naturalmente, composta da gruppi nei quali siamo entrati e nei quali esiste una sorta di soglia da superare.
Che si tratti di una squadra di calcio, di un gruppo di tifosi, delle casalinghe del pianerottolo, tutti questi formano gruppi.
E tutti questi sono autoreferenziali.
Si applicano quindi tutta una serie di bias già studiati in psicologia sociale come dicevo (e magari, anche altri, non lo escludo): il bias del favoritismo dell’ingroup è quello principale che mi viene in mente.
Questo secondo me è *fondamentale* se si parla di autoreferenzialità. Non si può prescindere da quella che sia la psiche umana e tentare di trovare una risposta parlando di “blogosfera” secondo me non porta da nessuna parte.
Per i punti che citi:
1. L’apertura al mondo esterno si scontra con gli “ostacoli” della chiusura ‘naturale’ dei gruppi, sia per quanto riguarda il gruppo verso l’esterno, sia per quanto riguardano gli altri gruppi ad accettare la comunicazione.
2. Le blogstar sono un’altra forma di un fenomeno sociale esitente ovunque. Si potrebbe analizzare sia dal punto di vista della blogstar (psicologia di chi la fa) sia dal punto di vista degli utenti (psicologia di chi la sostiene).
3. Questo mi pare molto interessante e piuttosto pragmatico, oltre che forse l’unico tema “nuovo” che la blogosfera può affrontare: trovare un modo di rompere i limiti sociali dei gruppi, garantendo che la lunga coda entri a pieno titolo.
…ma a questo punto, non si solleva il problema della selezione?
4. Qui non mi sovviene niente da dire :P
Spero di esserti stato d’aiuto. :)
Sempre disponibile per la discussione ;)
Ragazzi, ragazzi. A furia di guardarvi l’ombelico sprecate energie preziose. Ci sono migliaia di blogger là fuori che neanche sanno chi sono, chi sei, chi siamo, ma quali blogstar, ma quale autoreferenzialità.
Leggete qualcuno su Iobloggo, su Libero come dice Ludo, su 105, su radiodj: siete qui che piagnucolate sulla nostra autoreferenzialità, annegando in critiche e autocritiche, eppure siete i primi a leggervi e linkarvi solo tra voi.
uscite e leggete, cazzeggiate, commentate, esplorate, poi ne riparliamo :-)
Oggi girovagando per i blog non saprei dire quante volte ho visto l’immagine della copertina del Time. L’autoreferenzialità dei blog è un problema che avverto, mi sembra quasi che qualcuno suoni il Tam tam e che la blogosfera faccia cassa di risonanza.
D’altra parte è vero che i gruppi tendano inesorabilmente all’autoreferenzialità, che però sfuma quando il gruppo si concentra su un obiettivo, perché le parole si orientano in successione (theoria) verso un fine (thelos). Il problema è che molto spesso i blog non perseguono un fine e gli autori allora utilizzano la scrittura come forma di riparazione (un po’ come quelli che imbrattano i cessi con scritte oscene) o si alienano facendo da cassa di risonanza dei sentito dire.
Mi sembra, però, che i blog più di altri strumenti si prestino alla costituzione di collettivi intelligenti, in grado di sfidare i limiti attuali dell’umana conoscenza. Si tratta, quindi, nuovamente di definire un metodo.
Vittorio,
ho fatto un giro sul wiki e stavo anche per scrivere qualcosa. Poi in realta’ ho pensato che si tratta di argomenti che abbiamo appassionatamente sviscerato almeno tre-quattro anni fa ed alla fine ci siamo pure stancati di parlarne. C’era la bella tassonomia scritta da B.Georg, c’erano le discussioni sulle presunte blogstar, sulla fuffa e sull’autoreferenzialita’. Posso capire che si vogliano ritrattare oggi alla luce di quanto di nuovo accade sui blog……ma dopo aver esistato un attimo ho deciso che io – per sta volta – passo. L’unico spunto nuovo mi pare essere l’ultimo (che e’ un po’ quello che citava anche Valdemarin recentemente) vale a dire quello della proposizione di dinamiche comunicative dai blog verso il resto del mondo, sono d’accordo…..in attesa che qualcuno (io non lo so) mi spieghi come lo si possa fare.
saluti
Massimo, lo stiamo già facendo. E’ abbastanza sorprendente che questa discussione riparta proprio adesso che abbiamo così tante occasioni di comunicare “verso il resto del mondo”. Articoli, libri, interviste, progetti importanti: sono tutte realtà fuori dal blog in cui possiamo far girare la buona novella, forse chi si lamenta è perché vorrebbe entrare in questo, di giro?
Matteo, in che modo la copertina di Time su tutti i blog è sintomo di chiusura? Se c’è una notizia, la si commenta; se è importante, la commentano in moltissimi.
Ciao Vittorio
convido i seguenti punti :
– necessità che i blogger si aprano per divulgare il “verbo” digitale al mondo esterno e non solo la carta stampata
– necessita’ di uscire dall’autoreferenzialità dei blogstar che spesso si parlano addosso
– la valorizzazione della long tail i neoBlogger
-attivazione di incontri free, opera divulgativa, per gli studenti sul tema Blog
magari con qualche blogstar
Daniele
Grazie per tutti i pensieri e per riflessioni che state fornendo !!!
Ma per dirla sabaudamente: esageruma nen !!! (unzip non esageriamo !!!)
Il mio modesto intento non era quello di aprire una fase “introspettiva psicanalitico globbale” sul tema, ma semplicemente di avere degli spunti e dei pareri in vista di un intervento da fornire a tutti i presenti a Roma che penso possa essere interessante per chiarire il tema ed eventualmente non dico metterci una pietra su … ma quasi anche per evitare appunto autoreferenzialità ricorsive infinite
Merci !
Caro Vittorio,
ti segnalo questo intervento in merito.
Credo sia stato il contributo che ha suscitato il maggiore flusso d’opinione sull’argomento di questa settimana: mi piacerebbe sapere la tua:
http://www.noantri.splinder.com/post/10259467/Ai blog. Con amore
Un saluto,
[Ste]
Scusa, ho sbagliato a incollare l’indirizzo.
Quello giusto è questo
Ancora un saluto.
[Ste]
Il tempo, che per leggere tutto, non basta mai,
i feed che, nati per ottimizzare proprio il tempo, cristallizzano le fonti, d’altronde tenerli aggiornati e garantirne un salutare ricambio comporta dispendio di tempo e i blogroll che spesso incanalano in scelte che conducono irrimediabilmente alla autoreferenzialità.
E’ anche vero che la galassia blog è talmente vasta che esplorarla alla ricerca di quel che ci può essere di interessante diventa un’impresa degna di un’Enterprise digitale -là, dove un post è mai stato letto- e filtrarne i contenuti con il nobile scopo di defuffare il marasma di informazioni è affidato a sistemi di classificazione che filtrano da un tutto che è relativo -quanto sarà diffuso nell’intero universo blog l’uso dei tags?-
Il fatto è che generando contenuti si genera automaticamente un filtro sui lettori, non è realistico pensare ad un blog
non generalista che abbia un grandissimo parco lettori, e anche quello generalista avrà comunque un filtro implicito che farà
avvicinare qualcuno e allontanare altri.
Il problema della mappa dei blog non è tanto di sapere com’è la blogosfera ma di sapere dove andare a trovare il contenuto che si sta cercando (idea: un GPS per la blogosfera); se guardo la bella mappa creata da Ludo e pubblicata sul Sole 24 ore la scorsa settimana vedo dei nomi ma non ne colgo il genere di contenuti, è un pò come una carta geografica di una terra sconosciuta che riporta solo con i nomi, come si fa a capire se il nome che leggo è quello di un mare, di una città, di un deserto?
Scusami mafe, ma dove e da chi la notizia del Time è stata commentata? Io l’ho vista soltanto riportata decine e decine di volte con abbinate le stesse frasi sempre identiche, al massimo tradotte dai siti in inglese, come ormai accade per la stragrande maggioranza delle notizie tecnologiche “mainstream” che mi ritrovo a leggere ogni giorno. A volte trovo più fantasia nei giornali che riportano i comunicati stampa o su televideo…
siamo autoreferenziali? E chissenefrega! Forse che i media tradizionali non lo sono? E’ vero, per la massa ancora non esistiamo ma i blogger, piaccia o meno, sono un’avanguardia che avrà sempre piu peso :)
Era tra i temi di BlogDay del 2004 a Torino (!!)
Ne parlammo tanto all’epoca.
La sete di “fama” di alcuni (bravi e meno bravi) blogger veniva carpita e riutilizzata dai media che vedevano (e vedono) nel fenomeno una deviazione, un gioco, un’enorme ricircolo di notizie e parole, senza capo ne coda… Era l’epoca de “i blogger possono scrivere libri” e abbiamo visto molta immondizia, ed era l’epoca in cui si diceva che forse eravamo noi i primi a dover far comunicazione, non verso noi stessi, ma verso il resto del mondo, quel mondo che ancora confonde un forum con un blog o un sito web con un motore di ricerca.
Al BarCamp di Torino è riemerso con vigore questo problema, le mappe della blogosfera sono un simpatico giochino, ma non sono nulla di più. Le classifiche sono divertenti, ma sono solo una competizione “confusa”. La classifica di BlogBabel è sporcata dal nanopublishing: le regole dovrebbero essere uguali per tutti. Ma alla fine anche lo fossero, cosa cambierebbe? Cosa si vince? Un insieme di link giustifica il valore del contenuto? Io direi di no, altri dicono di si. E alla fine? Di cosa stiamo parlando?
Forse è bello che ci siano dei gruppi, anche chiusi, l’importante è che i loro componenti condividano qualcosa e che ne percepiscano un guadagno.
I teenagers di MSN spaces condividono e sono in tanti, ma non credo che siano coscienti di essere un gruppo che appartiene ad una più ampia blogosfera. Per loro sono importanti i rapporti, la comunicazione estemporanea, il conoscersi, ecc ecc.
Noi parliamo troppo delle scatole e degli scaffali.
(mi si permetta l’ardita metafora)…
Un abbraccio natalizio.
Io sbaglierò, ma non mi viene proprio di fare distinzione tra “noi blogger” e “il resto del mondo” o “il resto della rete”. Io sono qui come negli altri luoghi in cui conduco la mia vita. Sono qui perché scrivere sul mio blog e leggere gli altri è complementare e funzionale a tutto quello che sono e che faccio.
Se c’è una parte della rete e della blogosfera che riflette sull’essere rete e blogosfera, questo è normale e utile. Se ha come rischio quello di guardarsi troppo in faccia in quattro gatti, basta saperlo, e sapere di voler andare oltre.
Sono d’accordo con Mafe: non si capisce perché discutere di autoreferenzialità proprio nel momento in cui lo strumento blog comincia ad essere riconosciuto e usato da tanti, con tanti approcci diversi, dall’adolescente che vuol fare community come e dove capita al superconsulente che ha bisogno di gettare nel calderone della rete qualche idea in maniera informale e vedere l’effetto che fa.
Le classifiche e i grafici, con tutti i loro limiti, sono utili perché mettono a fuoco ciò su cui bisognerebbe davvero riflettere, e che è stato detto molto bene nell’articolo di apertura di Big blog bang: è la rete di blog il medium, non questo o quel blog. Sono le relazioni tra blog che sono mezzo di comunicazione, non i blog più gettonati e attrattivi presi singolarmente. E non c’è bisogno di studiare strategie per “tirare dentro” chi sta ancora fuori, perché il numero di utenti della rete aumenta esponenzialmente ogni giorno. E’ solo questione di tempo, neanche tanto, e tutti o quasi avranno un pezzo della loro vita in rete, piccolo a piacere forse, ma comunque fattore di identità e di esperienza. Investire tempo ed energie a costruire relazioni tra blog e a rafforzare quelle esistenti non serve a creare un gruppo chiuso con il suo gergo e i suoi riti, ma a rendere “abitabile” e accogliente almeno una parte della rete. Ciò che è già avvenuto dieci anni fa con usenet, che prima di google era davvero fondamentale per trovare in rete le risorse più utili e affidabili. e c’era anche l’eccesso di flame e il discutere di lana caprina e il parlarsi addosso, ma quanti “newbie” sono stati svezzati nei newsgroup e hanno imparato lì, in mezzo a quel caos organizzato, la cultura di rete? si sta ripetendo qualcosa di analogo con la costruzione della rete di relazioni significative tra blog: la blogosfera “stabile”, quella che ha una mappa precisa e non occasionale di relazioni, può essere per molti il miglior punto di accesso alla rete e alle sue potenzialità.
hem, tengo un blog da novembre. sembrerò saccente nel dire quello che sto per dire ma che il blog era autoreferenziale come poche altre cose in rete me ne sono accorto dopo due giorni.
Però l’autoreferenzialità (e la conseguente visione dei soli autoreferenti sferici) non lo trovo un fattore discriminante, anzi. Io provengo da anni passati a postare su usenet, altro angolo mega autoreferenziale: legge chi ci scrive, gli altri passano per fa casino o per l’info fugace, quindi niente di nuovo.
Da usenet al blog non è cambiato molto, si percepisce l’idea di uno spazio come un altro, destinato a condividerlo tra fedeli. e siccome i fedeli si vedono fra accessi e commenti, vale la pena bloggare come vale la pena esprimersi nei modi più disparati.
Nota dolente del blog che registro invece sono i contenuti prevaricati dal personaggio. la mia impressione è che il blog si appresti a un imputtanimento simile a quello dei media classici. o sei un personaggio o puoi scrivere le cose più intelligenti di questa terra, nessuno ti si fila.
Personalmente ho fatto una piccola riflessione: non leggo più un libro da anni, perché leggo 12 ore al giorno quello che passa sul mio monitor. ho facoltà di scriverci anche, chi viene a dirmi che è meglio un libro gli stacco un orecchio. chi se ne frega se nessuno mi legge o se l’80% degli utenti della rete non sa cos’è un blog. mi leggo io. mi scrivo e mi leggo.
Curiosamente senza essere al corrente di questo tuo ho scritto questo
http://www.freshnet.org/wordpress/2007/01/08/la-blogosfera-come-sistema-di-bolle-impermeabili-a-densita-uniforme/
Mi piacerebbe sapere se abbiamo una visione comune della cosa oppure no
Su una mappa credo creata da Ludo ho fatto qualche mia personale riflessione che mi porta a pensare all’autoreferenzialità (http://web-working.blogspot.com/2007/05/la-mappa-dei-blog-italiani.html).
Se vi va di leggerla…
Interessante davvero il ragionamento
Lo ripropongo alla riflessione