Modello Google a Torino

via Lastampa.it

La scuola più innovativa d’Italia e forse d’Europa sta nel centro di Torino, all’angolo tra via XX Settembre e via Arcivescovado. È la sede di Unimanagement, il centro dedicato allo sviluppo delle competenze manageriali dei dipendenti del gruppo Unicredit. Per imparare lì arrivano da tutto il mondo, dai 22 Paesi in cui il gigante da 168 mila lavoratori è presente. Ma più che il «cosa» apprendono – dallo sviluppo della capacità di comando all’abilità nel prendere decisioni alla gestione delle complessità, ci sono cinque tipi di formazione offerti ai primi 4 mila manager o futuri manager del gruppo – merita decisamente un approfondimento il «come». Un inedito, a livello italiano: è una sorta di «modello Google» importato ai piedi delle Alpi, anche se in questo caso non si parla di ambienti di lavoro ma di luoghi per la didattica. Utilizzati spessissimo: 258 giorni all’anno.

«Il nostro non è certo un modello tradizionale», racconta Anna Simioni, ad di Unimanagement, la «mente» del progetto inaugurato all’inizio del 2007. E va presa alla lettera: lì dentro tutto è anticonvenzionale, a cominciare dalla modernissima concezione degli spazi. I partecipanti alle lezioni, anche se il termine è quantomai improprio, passano dalla grande sala del piano terra ai balconi sospesi con pavimento di vetro («Lì sopra sembra di volare – dice Rauno Gierig, arrivato da Monaco di Baviera – così può decollare anche il cervello»), fino alle ambientazioni del primo piano. Suggestive: ci sono diverse cucine, alcune stanze completamente bianche dette «Energy rooms» nelle quali è possibile scrivere dappertutto, su pareti e lavagne, altre scure definite «Quiet rooms» dove far riposare il cervello, passando per corridoi alle cui pareti sono appese opere d’arte come le «onde di cd riciclati», realizzate dagli stessi «studenti». Il padre della struttura è l’architetto americano Matt Taylor.

«Il sistema è semplice – spiega Alberto De Biasi, esperto di sviluppo leadership – questo è un posto dove bisogna sentirsi fuori dalla routine e a proprio agio: l’invito è presentarsi senza cravatta e il più informali possibile. Qui si apprende attraverso lo scambio di linguaggio, competenze, esperienze creative e operative, lavorando di squadra». La cucina serve a questo: mettersi insieme ai fornelli, ad esempio un turco con un italiano e un tedesco, può essere un ottimo metodo per fare squadra. Le «Energy rooms» stimolano la creatività, le «Quiet» la rilassano. La «Red library room», stanza della libreria rossa ma senza un libro, di sera può trasformarsi in una discoteca. Ieri era il terzo e ultimo giorno dell’Uniquest, percorso riservato alle giovani leve (sui 30 anni): erano in cento e hanno potuto presentare diversi lavori anche ai top manager, dall’ad Alessandro Profumo al direttore del personale Rino Piazzolla.

Entusiasti i partecipanti. «Non è un corso di formazione, ma un’esperienza di apprendimento a 360 gradi che ti dà anche visibilità», raccontano Alessio Melotto, arrivato da Monaco, e Silvia Gaspari, milanese. Diego Lamura, torinese, è orgoglioso: «Questra struttura non ha eguali in Italia e può diventare una grande opportunità per la città». «Riservata a Unicredit e alle aziende clienti – prosegue Simioni – ma utilizzata per alcuni eventi anche da altri, come la Fondazione Crt, il comitato Torino Finanza, il Comune o Grom». Un’idea innovativa al punto da essere stata studiata, negli anni, anche dall’università di Harvard e da Disney Pixar. «Abbiamo scelto Torino per un legame storico – chiude – e perché per vocazione era la città giusta per un progetto del genere».

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